Ingredienti nostrani per la pizza che piace anche a Slow Food
Fa parte del ristretto gruppo di locali bresciani citati in «Pizza» di Slow Food Editore, la pizza ha radici salernitane ma da tanti anni è diretta espressione del personale intendere che Franco Giordano ha di questa «grande tradizione italiana» come recita il sottotitolo del libro. Pizzaiolo da sempre, papà Antonio pluripremiato nel settore l’aveva messo alla prova adolescente in una serata ricca d’imprevisti. Nel 2012 l’apertura dell’Ottavo Nano in via Bezzecca e una continua ricerca sugli impasti a lunga lievitazione: dalle 30 alle 40 ore con miscele di farine semi-integrali e integrali, da agricoltura convenzionale e biologica (l’ultimo approdo in fase di sperimentazione), il lievito rigorosamente di birra. Tre anni dopo il desiderio di unire alla tradizione del piatto un, per lui, doveroso riconoscimento ai produttori e ai prodotti del luogo in cui opera, scegliendoli con il desiderio del meglio: seleziona così salumi della bassa bresciana, funghi porcini freschi, burrate e stracciatelle prodotte con latte locale (ma il fiordilatte è di Alvignano). Ad accoglierli le pizze della linea «Proposte» che variano ogni quattro mesi seguendo nuove scoperte e continue intuizioni, ne sono prova le attuali «Montisola» - pomodori pelati (non passata), datterini e gialli del Piennolo, sardina essiccata del Lago d’Iseo (presidio Slow Food) e a fine cottura prezzemolo e olio E.V.O. – o «Maya» fiordilatte, guanciale della bassa e a fine cottura scaglie di Silter DOP camuno, gocce di Miele Millefiori di un grande produttore bresciano (altro presidio) e basilico. Ad accompagnarle birre locali e una piccola ma attenta carta dei vini.