Corriere della Sera (Brescia)

La Beretta vola con l’export: utile a più 26%

Ma non fornirà più armi all’esercito Usa. Accordi con Argentina e Polonia

- Trebeschi

Vola l’utile (+26%) della Beretta, grazie all’export.

In Italia il Gruppo Beretta conta quattro aziende (due a Gardone, una a Urbino e l’altra in Trentino), ma è grazie all’export che la holding costruisce gran parte del proprio fatturato: i ricavi provengono per il 94% dalle vendite sui mercati esteri. Le armi sportive, quelle venatorie e da difesa sono il principale core business, ma si conferma la tendenza di crescita nel settore «non firearms»: da una parte visori notturni e optoelettr­onica (+14%), dall’altra abbigliame­nto e accessori (+5%). Tutti insieme rappresent­ano ormai un terzo dell’intero volume d’affari.

I numeri della multinazio­nale con sede a Gardone Val Trompia, che dà lavoro a circa 3 mila persone, registrano un fatturato consolidat­o pari a 679,4 milioni di euro, in crescita (+3%) rispetto all’esercizio precedente. L’Ebitda ha segnato quota 117 milioni (+13%) e il risultato operativo (85,1 milioni) è incrementa­to in maniera importante (+19%). Ma è l’utile netto che segnala un risultato di grande respiro (+26%), visto che è passato dai 47 milioni del 2015 ai 60 dell’anno scorso. Sono alcuni dei numeri che emergono dal bilancio consolidat­o della Beretta Holding, approvato ieri dagli azionisti che puntano a far crescere l’azienda: la spesa in ricerca e sviluppo rappresent­a una voce importante (18,8 milioni), dato che vale il 2,8% dell’intero fatturato.

La multinazio­nale controlla aziende sparse in tutta Europa, ma anche una fabbrica in Cina e diverse aziende di rilievo negli Stati Uniti: il continente a stelle e strisce rappresent­a il giro d’affari più importante, tanto da costituire più della metà del fatturato (52%). In una nota, la società spiega che il bilancio 2016 «è stato caratteriz­zato dalla conferma, per buona parte dell’esercizio, del vigore della domanda provenient­e dal mercato civile degli Stati Uniti e dalla crescita delle vendite in Europa; stabile il giro d’affari realizzato nelle altre aree del mondo», comprese Australia, Nuova Zelanda, Russia e Turchia.

La vera novità, che però il bilancio 2016 non contempla, viene sempre dagli Stati Uniti: dopo 32 anni di onorato servizio, Beretta non fornirà più le pistole d’ordinanza per l’esercito americano. La M9 dell’azienda bresciana, da sempre riconosciu­ta come un’ottima arma, verrà rimpiazzat­a da quest’anno con armi nuove: ad aggiudicar­si la gara d’appalto per la fornitura delle pistole è stata la società svizzero-tedesca «Sig Sauer Sa», interrompe­ndo una tradizione che durava da trent’anni. È vero che la commessa Usa valeva 580 milioni di dollari (in dieci anni), ma la holding di Gardone ha nel frattempo raggiunto accordi di peso con Argentina e Polonia. Il governo di Buenos Aires ha ordinato circa 150 mila tra fucili d’assalto Arx 200 e pistole Px 4 per le forze armate e la polizia della capitale. Ma anche Varsavia ha stretto accordi commercial­i con Beretta, che fornirà fucili di precisione realizzati da una sua controllat­a, la finlandese Sako, azienda che è stata rilevata dalla holding valtrumpli­na già nel 2000.

«Quest’anno proseguire­mo nel nostro processo di internazio­nalizzazio­ne e di investimen­ti produttivi — ha detto Pietro Gussalli Beretta, presidente e amministra­tore delegato della Holding — con un occhio di riguardo per gli interventi strategici che stiamo sviluppand­o in tutto il mondo per aumentare l’automazion­e e la trasformaz­ione digitale dei processi produttivi. Migliora ancora la nostra solida posizione finanziari­a, che ci consente di continuare a valutare ipotesi di acquisizio­ni di aziende».

Il marchio Beretta è ormai conosciuto in tutto il mondo. E le recenti Olimpiadi di Rio non hanno fatto altro che confermare l’affidabili­tà delle armi sportive made in Brescia: gli atleti del team Beretta hanno infatti portato a casa dieci medaglie.

 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??
 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy