Faeco, il rogo distrugge l’area coi sigilli
locale hanno prestato il loro servizio in modo soddisfacente» ha aggiunto Andrea Cristini della rsu, ieri in Comune per la conferenza stampa convocata per illustrare l’accordo raggiunto, salutato con soddisfazione anche da Diego Sinis, responsabile delle rsu.
Il numero delle assunzioni (che non hanno costi suppletivi visto che vanno a compensare i pensionamenti) «è tale da non avere uguali in tutta Lombardia» ricorda Agostino Carrieri. L’assessore Panteghini ci tiene a fare il raffronto con Milano: «La stampa nazionale ha dato risalto al fatto che verranno effettuate nuove 178 assunzioni. Brescia, che ha un decimo degli abitanti di Milano, in proporzione ha assunto molte più personale». Dei 79 nuovi dipendenti 33 sono già stati assunti (quasi l’intera quota parte prevista per il 2017). Le altre assunzioni andranno quindi a compensare la continua emorragia vissuta in questi anni, visto che dal 2012 ad oggi i dipendenti in Loggia sono calati da 1747 a 1566. Ma i numeri non si discostano molto da quelli di altre città di medie dimensioni del Nord Italia: a Brescia c’è un dipendente comunale (compresi quelli a tempo determinato) ogni 115 abitanti. A Padova e Verona uno ogni 117. (p.gor.)
Le fiamme si sarebbero sprigionate dalla vasca «E». Proprio quella dove i carabinieri apposero i sigilli nel luglio del 2014. Anche se il tribunale del Riesame, sette mesi dopo, dissequestrò quattro dei cinque lotti. Alla discarica Faeco di Bedizzole, un cratere contenente 3,5 milioni di tonnellate di fluff (componente plastica della rottamazione dei veicoli), ieri pomeriggio si è verificato l’ennesimo incendio. Il secondo in due mesi. Fortunatamente è stato spento dai dipendenti della società con l’aiuto dei Vigili del Fuoco, in circa un’ora. L’Arpa, che inizialmente aveva allertato il gruppo specialistico di contaminazione chimica — poiché il rogo di plastiche genera emissioni ingenti di Pcb e diossine — una volta arrivata sul posto ha trovato l’incendio già spento. E non ha proceduto ad alcun campionamento. Nella discarica la vasca A è satura e sigillata. Così come il bacino «1» della vasca E, quello sequestrato (perché i rifiuti smaltiti non sarebbero stati selezionati in modo regolare) e ancora coperto. La discarica, che pure possiede una sfilza di certificazioni ambientali, già nel 2007 (e fino al 2010) venne in buona parte sequestrata per ordine della procura di Napoli. Ora ci sono però rischi concreti sulla sua post-gestione: la Provincia a gennaio ha bloccato i conferimenti per mancata copertura delle fidejussioni. Ed il 15 maggio Faeco ha chiesto l’ammissione al concordato preventivo con riserva al tribunale di Milano. Aperta nel 1999 da Feralpi, che nel 2012 l’ha venduta a Kinexia Spa per 26,2 milioni, Faeco appartiene a Waste Italia, multinazionale dei rifiuti che ha avuto in gestione anche la Ve-Part di Buffalora, collegabile ai fratelli napoletani Colucci, i quali da anni non svuotano il suo percolato tossico.