Camozzi sempre più digital Dall’iPad si controlla l’impero
In rete tutte le produzioni. E l’utile vola a 12 milioni di euro
Apre l’iPad, Lodovico Camozzi. E mostra quanta energia stanno consumando le fonderie Mora di Gavardo, quanti pezzi sta producendo la fabbrica in Turchia, quanti componenti escono da un’altra azienda. Il presidente, e amministratore delegato del Gruppo Camozzi, guida una multinazionale sofisticata, con base a Brescia e aziende sparse in tutti i continenti, divise tra chi fa componenti pneumatici per l’automazione, chi realizza macchine utensili e tessili, il manifacturing e il settore digital. Le fabbriche e i clienti sono «tutti collegati in tempo reale con noi», grazie a cloud e sistemi informatici garantiti da Microsoft. Che permettono alle macchine di «parlare tra loro». In una competizione globale sempre più forte, il Gruppo Camozzi ha mantenuto la sua posizione investendo sempre di più nel digitale. «Software, sensori, machine learning: oggi il controllo di gestione si può fare da remoto, 24 ore su 24. E questo — dice Lodovico Camozzi — è uno dei nostri valori aggiunti». Poco importa che il Gruppo debba inviare informazioni a macchinari che si trovano in Uzbekistan, Costa d’Avorio, Stati Uniti o Cina, la «Camozzi Digital» ha sviluppato le piattaforme informatiche adatte. E gli algoritmi permettono di rendere sempre più intelligenti i dispositivi. Insomma, in Camozzi il 4.0 è una parola concreta già da diversi anni. Basti pensare alla manutenzione predittiva: diversi sensori misurano l’usura di componenti meccaniche o elettroniche, in modo da sostituirli prima che ci sia un danno. Evitando così di perdere tempo e gettare materiale lavorato, ma non idoneo.
«Con questo sistema riusciamo ad abbattere i costi. Nel settore tessile — spiega l’amministratore delegato — la manutenzione incide» sul prodotto per un tasso che varia «tra l’8 e l’11 per cento». Investendo in tecnologia, invece, si offre al cliente un sistema all’avanguardia, utilizzabile anche su macchinari non realizzati dal Gruppo Camozzi. Insomma, per competere bisogna mantenere una posizione di rilievo nel campo dell’innovazione. La Holding, che nel 2016 ha fatto investimenti per 26 milioni di euro, ha iscritto a bilancio ricavi per 362 milioni, in crescita rispetto al 2015. Sale anche l’utile (12 milioni) di un gruppo che dà lavoro a 2.282 dipendenti. E punta molto sull’integrazione tra vecchie leve e nuovi ingegneri: la grande fiducia nei giovani espressa ieri da Lodovico Camozzi nasce dalla consapevolezza che il «capitale umano» ha grandi potenzialità.
Camozzi Così evitiamo gli sprechi