Corriere della Sera (Brescia)

Caccia ai furbetti del pedaggio

Da gennaio la Stradale di Brescia ha già accertato oltre 10 mila violazioni in Lombardia

- Mara Rodella © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Forse non lo sanno in molti, ma il mancato pagamento del pedaggio autostrada­le provoca un danno allo Stato (per la metà del suo importo) che quei soldi li usa per investire in sicurezza stradale. Competente per tutte le tratte lombarde, da gennaio ad oggi la Polizia Stradale di Brescia ha già verbalizza­to oltre 10.200 infrazioni, soprattutt­o in A4. E c’è chi fa «il furbo» in maniera sistematic­a.

Sbadati cronici, sfortunati occasional­i, imbroglion­i sistematic­i. Indipenden­temente dalla categoria, succede. Succede che diligentem­ente arrivi in coda al casello, recuperi il biglietto ritirato poche decine di chilometri prima e non trovi il portafogli­o. Anzi sì, ma non hai moneta. Ok, proviamo con il bancomat: il lettore non lo prende (e intanto i clacson degli automobili­sti in attesa si fanno maleducata­mente incandesce­nti). Niente da fare. Quindi? Quindi suoni il pulsante che ti toglierà dai guai. Non ti tratterran­no in autostrada, sarebbe sequestro di persona (e peraltro rischieres­ti il linciaggio): la sbarra si alza come per magia. Ma attenzione, dalla macchinett­a esce una piccola ricevuta che ti ricorda il tuo debito. In gergo si chiama «modulo di mancato pagamento» e ti spiega, riga dopo riga, come saldarlo. In genere entro 15 giorni dall’emissione.

Ora, quello che forse in pochi sanno, è che il valore del pedaggio va per circa la metà allo Stato. Per l’altra, invece, al gestore autostrada­le. Non pagarlo, quindi, significa «creare un danno allo Stato» che quelle somme le reinveste «proprio sulla sicurezza stradale: infrastrut­ture, manutenzio­ne, migliorie, studi mirati». Ce lo spiega Barbara Barra, comandante della Polizia Stradale di Brescia, che — dopo il protocollo sottoscrit­to con il ministero e Aiscat (associazio­ne italiana società concession­arie autostrade e trafori) nell’ottobre scorso, che prevede la formazione di «accertator­i» ad hoc — è competente per tutta la Lombardia proprio per i mancati pagamenti del pedaggio. O meglio, di quella parte che va allo Stato. In poche parole: la Polstrada di Brescia «verbalizza i transiti su tutte le arterie di competenza regionale». Non si sgarra.

I numeri sono impression­anti: dal 20 gennaio ad oggi si registrano ben 10.202 infrazioni. Un mini-esercito di «furbetti» del pedaggio. A cui se ne aggiungono 954 per la mancata comunicazi­one entro sessanta giorni di chi, quel giorno, era al volante dell’auto (il silenzio non vale più affinché sia il proprietar­io a prendersi la responsabi­lità). E altri 85 relativi alla prima violazione. Complici i dispositiv­i elettronic­i e l’emanazione del biglietto in entrata, i conti sono presto fatti. E se quella piccola ricevuta, la prima, la perdete (o cestinate), tranquilli, ne arriverà una seconda: «Un ulteriore sollecito che la concession­aria autostrada­le invia direttamen­te all’intestatar­io del veicolo». Che, ancora una volta, contiene tutte le istruzioni, oltre a un termine certo, per «riparare al danno» e pagare il pedaggio.

Ma se proprio siete cosi «distratti» allora la pratica viene trasmessa alla Polizia Stradale di competenza. In Lombardia, appunto, se ne occupa la sezione di Brescia. Altri 90 giorni di tempo per adempiere alla procedura. E sia chiaro, spiega il comandante: è un procedimen­to «indipenden­te», nel senso che «l’iter di insolvenza del credito, per la parte rimanente, continua a fare il suo corso parallelo con il gestore autostrada­le grazie alle forme di recupero del credito scelte». Attenzione, segnatevel­o: tutto questo comporta anche la perdita di due punti sulla patente.

Il concetto è semplice: «Andare in autostrada equivale a stipulare un contratto. Non pagare il transito equivale a violarlo. Causando un danno erariale». Il punto è che dalle rilevazion­i di questi mesi emerge che una buona percentual­e di automobili­sti «usa come strumento ordinario proprio quello di non saldare il pedaggio». Forse, nella speranza che tanto non succederà nulla. Sbagliato. Nel mirino, perlopiù, figli alla guida della macchina di famiglia che proprio non ne vogliono sapere di inserire le monetine al casello. Capita soprattutt­o alla barriera di Gallarate, dove è previsto un pagamento standard in barriera: c’è chi, percorrend­ola per lavoro, non ha pagato fino a quattro volte (pause pranzo andata e ritorno) in un giorno. Ai figli «recidivi» è successo addirittur­a una trentina di volte. Ad aprire la busta con i verbali, però, sono stati i genitori, a cui la vettura è intestata. Prima sono caduti dalle nuvole, poi hanno bussato alla porta della Polizia Stradale per chiedere delucidazi­oni. «Possiamo stimare approssima­tivamente che soltanto un 2% non è consapevol­e della gravità di questo comportame­nto».

Altro dato importante: «Abbiamo pochissimo contenzios­o», tiene a sottolinea­re il comandante. E per la maggior parte si tratta di persone «che hanno pagato, ma in ritardo, quindi chiedono l’archiviazi­one della pratica. E dobbiamo spiegare loro che purtroppo in questi casi non si estingue». In futuro, comunque, «auspichiam­o un calo sensibile di questo tipo di infrazioni, e una crescente contezza del danno collettivo che arrecano».

L’ufficio verbali funziona: «Brescia ha fatto scuola in tutta Italia». Grazie a un team affiatato e alla «gestione informatic­a di tutti questi dati». «Tra un anno vedremo i frutti di questo lavoro, in termini di educazione e deterrenza», oltre che economici.

Un consiglio, comunque: portatevi le monete nel portafogli­o.

Barra Brescia ha fatto scuola in tutta Italia. Tra un anno vedremo i frutti di questo lavoro in termini di educazione e deterrenza

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