NUOVA ALLEANZA MEDICO-PAZIENTE
Ha destato scalpore la vicenda del piccolo Francesco deceduto a causa di un’otite curata con l’omeopatia e quella di Eleonora, morta a 18 anni per una leucemia dopo che i genitori avevano scelto di rifiutare la chemioterapia proposta dai medici, affidandosi a cure alternative. Di chi è la colpa? Vaccini sconsigliati, prodotti omeopatici prescritti spesso bypassando gli accertamenti diagnostici necessari, aprono scenari inquietanti su una realtà sociosanitaria che, aperta a tutte le culture, sembra dimenticare le sue stesse origini. E questa è cosa grave perché se è vero che alle cosiddette medicine alternative ricorrono oltre 10 milioni di italiani con un giro di affari che solo per i farmaci omeopatici supera i 100 milioni di euro, è anche vero che l’ abbandono della medicina ortodossa da parte di tanta utenza, non va ricercata solo nella ignoranza dei cittadini ma purtroppo, sempre più spesso, negli stessi operatori sanitari. Oggi si parla molto di «umanizzazione» della medicina con percorsi di diagnosi e cura più sicuri, veloci e accessibili, fondata comunque sul rapporto privilegiato tra il paziente e il proprio medico. Rapporto che però negli ultimi tempi è entrato in crisi. Cos’è che si contesta al medico oggi? Forse che, strada facendo, nella corsa frenetica verso più scienza, più tecnologia, più burocrazia, ha perso di vista quell’alleanza terapeutica con i propri pazienti che, sin dall’antichità, ha sempre caratterizzato la sua professione? Cosa ha alterato nel cittadino la fiducia nel suo medico portandolo a dubitarne e in certi casi persino a sfiduciarlo? Il paziente oggi è molto informato e dunque vuole sapere tutto della sua malattia e delle cure proposte. Questo necessita di tempo che spesso il medico non è in grado di dedicargli. Eppure la comunicazione tra il medico e il paziente è importantissima perché può diventare un efficace strumento di cura, soprattutto se la si intende come una vera relazione empatica che abbatte le barriere culturali e linguistiche, in grado di far sentire il paziente parte integrante delle decisioni che in quel momento il medico sta prendendo per lui, con lui. Finita la luna di miele dell’uomo del XX secolo con la medicina dei miracoli e delle promesse, dei prodigi della trapiantologia, dei meravigliosi progressi della biologia molecolare e di quant’altro poteva apparire come la soluzione a ogni male, oggi il primo passo da fare verso una sanità globalizzata è quello di creare una nuova alleanza terapeutica tra medico e paziente che non può né deve prescindere da cure basate sull’evidenza scientifica.