Ambrosi e il futuro di Montichiari: «Il sì ad Orio passa dai veneti»
Ambrosi crede in Abem per il futuro dello scalo e apre ai bergamaschi
«Nessuna preclusione» ad un’alleanza strategica con i bergamaschi per il rilancio dello scalo aeroportuale di Montichiari. Ma l’accordo deve passare necessariamente dagli azionisti di maggioranza, ovvero i veneti di Catullo e Save. Ne è convinto Giuseppe Ambrosi, presidente della Camera di Commercio di Brescia, la quale ha metà delle quote di Abem, società nata per dare futuro al D’Annunzio. Ambrosi reputa lo scalo strategico per «l’export bresciano», crede nel piano di potenziamento del traffico merci («i passeggeri per ora non sono la priorità») assicura che la pista «verrà allungata» e confida nel futuro collegamento con lo scalo ferroviario cittadino.
Nessuna preclusione ad un’alleanza con i bergamaschi per la gestione dell’aeroporto bresciano. Che però deve passare necessariamente attraverso un accordo con i veneti di Catullo e Save. Giuseppe Ambrosi (nominato l’altro ieri Cavaliere del Lavoro dal presidente della Repubblica) manager a capo dell’omonima industria lattiero-casearia, presidente della Camera di Commercio, primo azionista di Abem (ha il 50,5%) che «cogestirà» il D’Annunzio, ribadisce fiducia nei veneti di Catullo e Save. Nonostante i dubbi delle istituzioni bresciane, a partire dall’insofferenza palesata dal presidente della Provincia, Pierluigi Mottinelli.
Come procede il piano di rilancio dell’aeroporto? Subirà rallentamenti dopo la condanna di Catullo, da parte del tribunale di Roma, al pagamento di 20 milioni ad Enav per i servizi di navigazione non corrisposti?
«Stiamo procedendo con l’accordo stipulato un anno fa. La newco per la gestione del D’Annunzio è formata al 20% da noi di AbeM e all’ 80% dai veneti. In quanto al pagamento ad Enav mi risulta che le cifre reali da corrispondere siano molto inferiori».
Bruni, nuovo presidente di Sacbo (Orio al Serio) si è detto interessato ad un’alleanza con Montichiari.
«È un tema che dovrà essere trattato da Catullo, socio di maggioranza. Non sta a noi prendere la decisione».
Come giudica l’eventuale alleanza con i bergamaschi?
«Di principio non ho preclusioni. Dipende dall’eventuale offerta».
Il ministero però ha dato la concessione quarantennale ancora ai Veneti di Catullo.
«La concessione non è sdoppiabile. Ma si troveranno altre modalità per valorizzare l’aeroporto di Montichiari».
Non ritiene che il piano industriale presentato lo scorso anno da Catullo (1,5 milioni di passeggeri e 100 mila tonnellate di merci al 2021) sia troppo ambizioso?
«I piani industriali sono spesso ambiziosi. Si tiene l’asticella alta come sprone per raggiungere nuovi obiettivi. Comunque la credibilità del progetto industriale dei veronesi e la professionalità di Save la dicono lunga sulle prospettive future».
Ad oggi però, oltre ai voli postali, c’è solo il vettore cargo per Hong Kong via Baku.
«Logicamente ci auspichiamo sempre più collegamenti, visto che Brescia con i suoi 15 miliardi annui di export l’anno, è un’icona delle esportazioni a livello nazionale».
Vero è che sul fronte passeggeri il D’Annunzio conta 19mila presenze l’anno. Quelle che Bergamo fa in 12 ore. Ryanair non arriverà nemmeno quest’anno. Un’opportunità mancata per il nostro comparto turistico, soprattutto per il Garda.
«L’aumento del traffico passeggeri al momento non è la priorità».
Lo scorso anno è stato annunciato l’allungamento della pista di Montichiari. Novità?
«L’allungamento lo faremo in base al tipo di veivoli che dovranno arrivare».
In futuro Montichiari sarà collegato a Brescia con una bretella ferroviaria e Mazzoncini, ad di FS, ha ricordato che in città nel 2018 partirà il potenziamento dello scalo ferroviario.
«Abbiamo bisogno di progetti infrastrutturali di lunga gittata. Il collegamento tra l’aeroporto e città sarà sicuramente di grande vantaggio per il sistema economico- industriale bresciano».