Corriere della Sera (Brescia)

Vita, disavventu­re e tragica fine del soldato Dante

- Di Costanzo Gatta © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Storia di oltre 70 anni fa. Se ne parla oggi per merito di uno studioso persuaso che ogni accadiment­o del passato non sia da dimenticar­e soprattutt­o quando si possono rendere pubblici documenti inediti. E così oggi si può ricostruir­e l’odissea e la morte di un contadino di Dello chiamato alle armi a Mantova, spostato a Bari, imbarcato con altri disgraziat­i come lui per la Grecia, obbligato a combattere fino all’8 settembre. Poi, fatto prigionier­o dai tedeschi, spedito come un pacco postale in Germania (distretto di Münster) e destinato ad un campo di lavoro. Qui, molti mesi dopo, il prigionier­o di guerra 76036 — questo il numero riportato sulla sua piastrina di riconoscim­ento — muore sotto un bombardame­nto degli alleati. Lavorava in una segheria vicina alla stazione di Salzbergen e ad una raffineria. Punti sensibili per le strategie di guerra. La cittadina viene bombardata e rasa al suolo, 40 i morti fra i quali tre italiani. L’aveva capito il prigionier­o di Dello che non c’era da star tranquilli. Avrebbe potuto ricopiare le stesse parole scritte alla famiglia dalla Grecia: «Fatemi sapere come ve la passate in Italia perché anche qui si sente profumo di

strì». E in dialetto della bassa lo «strì» sta per il bruciaticc­io. Non poche le sue lettere — quasi una cronaca di viaggio — giunte in famiglia: «Dopo 15 giorni di viaggio sono a destinazio­ne». «Dove mi trovo c’è solo che roce (sic)». Il fante è Dante Monfardini, nato il 5 gennaio 1923 e morto il 6 marzo 1945, sepolto a Salzbergen nel cimitero di Lingen (tomba 7) riesumato dieci anni dopo e sepolto nel cimiero di Dello il 29 giugno 1955, dopo due giorni di commovente veglia funebre. A portare in spalla la bara fino al camposanto i fratelli Nino, Battista, Carlo e Giuseppe. In terra piantarono la stessa croce di legno tolta dalla tomba in Germania. C’è ancora. Di anno in anno viene rivernicia­ta e consolidat­a. Lo studioso è Alessandro Tomasini, storico dela Bassa, insegnate che ama recuperare e dedicare ai giovani (troppo spesso convinti che il mondo inizi dal giorno in cui sono nati) vicende del passato. Lo ha fatto anche di recente, offrendo nuove ricerche sulla battaglia di Cignano del 1441: i milanesi guidati da Nicolò Piccinino contro i Veneziani. Lo fa ora aiutato da un discendent­e che ha stesso nome e cognome del soldato defunto. Ieri sera, nella sede degli alpini in Dello, ne ha parlato mostrando i documenti recuperati in un libro di 60 pagine simile a una vivace cronaca del giorno. Settant’anni dopo una storia amara della nostra Brescia torna alla ribalta. Ed è un bene. Storia dimenticat­a con un primo finale tragico ed un secondo grottesco. Per far ottenere la croce al merito di guerra alla memoria del povero Dante Monfardini i familiari tribolaron­o anni. La burocrazia! Solo il 12 dicembre 1966 — senza fretta — l’attestato fu consegnato alla famiglia. Con comodo fu restituito alla madre anche un pacco spedito al figlio nel 1944 e mai consegnato. La restituzio­ne nel 1957, dopo quasi 13 anni di sosta nel deposito di Verona. Intatto fuori, conteneva viveri decomposti ed abiti ormai in polvere.

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