UNA TERRA AMICA DELL’IMPRESA?
L’ assemblea che mercoledì scorso ha incoronato il 55enne Giuseppe Pasini presidente dell’Aib per il prossimo quadriennio merita un’ultima riflessione. Gli applausi che hanno accompagnato l’ultimo discorso del presidente uscente Marco Bonometti consacrano il feeling che l’imprenditore rezzatese ha stabilito con larga parte della sua base associativa, la centralità che ha saputo conquistare in alcuni snodi del sistemaBrescia, l’empatia che ha alimentato. È un capitale immateriale ma cospicuo, che Bonometti dovrà decidere se e dove investire. I suoi amici del centrodestra (ceppo culturale e politico di provenienza) fanno pubbliche novene perché il past president di Aib entri in politica. Biografia e psicologia del presidente di Omr inducono a pensare invece che si concentrerà sulle sorti del suo gruppo industriale in costante espansione. Nei Paesi anglosassoni un capitale reputazionale come quello accumulato da Bonometti verrebbe investito in fondazioni benefiche e/o culturali: vedremo quali saranno le scelte del cavaliere di Rezzato. Il suo successore inizia la sua avventura presidenziale sapendo di rappresentare due terzi della base di Aib. Tutto lascia prevedere però che Pasini sia destinato ad allargare i consensi: biografia (imprenditore fin dalla gioventù, dopo la scomparsa del padre), esperienza confindustriale (Federacciai), garbo personale, successi imprenditoriali (in un settore maturo ha colto le opportunità della internazionalizzazione), visione del ruolo sociale dell’impresa sono le armi giuste per fare breccia fra i suoi colleghi. Semmai Pasini dovrà fare violenza al proprio riserbo per attutire il passaggio rispetto al presenzialismo bonomettiano. Ma l’assemblea di Aib consegna due ulteriori responsabilità, diffuse e collettive, alla platea del PalaFiera. Agli imprenditori l’onere di dar corso ai progetti impegnativi circa un nuovo modello che tenga insieme innovazione, occupazione, sostenibilità ambientale e tenuta sociale. Ai politici e agli amministratori locali l’onere di passare dalle lodi sperticate, disinvolte e non impegnative verso Aib e i suoi presidenti, a scelte che dimostrino che la provincia di Brescia è e vuole essere ancora terra amica dell’industria e di quella forma di manifattura molecolare e diffusa che è l’edilizia. Se l’impresa, le industrie, i cantieri sono volano di sviluppo, di lavoro e di ricchezza, allora non si potrà continuare a guardarli con atteggiamenti guardinghi, sospettosi o punitivi al limite della vessazione. Gli applausi a buon mercato vanno bene ma gli atti amministrativi sono gesti ben più significativi.