Siccità, verso un’estate torrida
Prandini (Coldiretti): «Con poca acqua torna il rischio aflatossine per il mais»
Le piogge previste tra oggi e martedì non attenueranno il rischio siccità. Da gennaio le precipitazioni sono la metà della media storica. «Di questo passo c’è il rischio aflatossine per il mais» avverte il presidente di Coldiretti Brescia.
Le temperature ferragostane e la scarsità di precipitazioni che prosegue dall’autunno scorso, tornano a far tremare i polsi al mondo agricolo. Vero è che tra oggi e martedì sono previste piogge (tra i 20 ed i 30 millimetri). Quantitativi che però non sono in grado di cancellare l’incubo siccità. Un incubo ricorrente dal Duemila in poi, visto che si contano sulle dita di una mano gli anni (2002, 2004, 2009, 2010 e 2014) in cui le precipitazioni hanno superato la media storica (per la Bassa è di 950 millimetri). Senza scomodare il gran rifiuto di Trump all’accordo di Parigi, pare evidente che gli effetti dei cambiamenti climatici stiano mostrando le loro conseguenze anche nel Bresciano.
Il 2017 infatti «si sta rivelando il più avaro di pioggia dell’ultimo mezzo secolo», tuona Ettore Prandini, presidente della Coldiretti Brescia e Lombardia. Dati alla mano, fino a metà aprile in pianura erano caduti solo 75 millimetri di precipitazioni. Poi sono arrivate le gelate del 19 aprile, con danni enormi alle viti del Franciacorta e del Lugana. Quindi il freddo di inizio maggio, con la proroga straordinaria dell’accensione del riscaldamento. Sono arrivate anche le sospirate piogge. Ed è tornata la neve in quota. Ma, dati alla mano, le precipitazioni nella Bassa restano abbondantemente sotto la media. Con i 60 millimetri caduti a maggio, ad Orzinuovi nei primi cinque mesi dell’anno sono caduti 177,4 millimetri di pioggia. Ovvero il 51% in meno rispetto alla media degli ultimi vent’anni (346 millimetri). Gli agricoltori hanno così anticipato la stagione irrigua, utilizzando l’acqua dei consorzi e dei pozzi privati, con un evidente aggravio di spese. Eppure l’oro blu sembra scarseggiare sempre più. «C’è pochissima acqua a disposizione — spiega Prandini — come se fossimo ad agosto inoltrato. Speriamo nella pioggia prevista dai bollettini meteo per i prossimi giorni, purtroppo non in modo omogeneo su tutta la provincia». A risentire in modo evidente della scarsità di precipitazioni delle ultime settimane è un fiume a carattere torrentizio come il Mella. «Con così poca acqua siamo abituati a vederlo a luglio» conferma laconico Cesare Dioni, direttore del consorzio di bonifica Oglio-Mella. Sta meglio il fiume Oglio, che deve irrigare circa 60mila ettari di seminativi tra le province di Brescia, Bergamo e Cremona. «Grazie alle piogge di maggio siamo riusciti a riempire il lago d’Iseo, facendo così scorte per l’estate — spiega il direttore del consorzio dell’Oglio, l’ingegner Massimo Buizza — . Ma con queste temperature il lago si sta svuotando al ritmo di tre centimetri al giorno, e senza abbondanti precipitazioni a luglio sarà nuovamente a secco». È già 19 centimetri sotto la media storica il lago di Garda, con l’ente regolatore che nei giorni scorsi ha aumentato le portate in uscita nel Mincio proprio per soddisfare la sete della pianura mantovana.
Oggi è ancora troppo presto per parlare di calo della resa del mais. Ma Prandini avverte: «Se a luglio, nel periodo dell’infiorescenza, rimarranno queste temperature e la scarsità di risorse idriche, possono innescarsi i problemi sulla qualità delle colture e l’insorgenza delle aflatossine, che abbiamo purtroppo vissuto in passato». Da qui l’appello alle istituzioni regionali: «se dovessimo andare verso l’emergenza chiediamo che vengano utilizzate le risorse idriche presenti nei bacini idroelettrici. C’è una legge nazionale (la Galli del 1994, ndr) che dà priorità, dopo il consumo umano, all’agricoltura prima che all’industria». E punta il dito contro i produttori d’energia idroelettrica trentini, a monte del lago d’Idro: «non possono continuare a fare quello che vogliono. In caso di necessità l’acqua deve essere rilasciata». Un problema, quello del rilascio d’acqua dai bacini montani, che si potrebbe porre anche sul Sebino. Le dighe storiche di Valcamonica hanno una capacità massima di accumulo di 110 milioni di metri cubi (quasi una volta e mezzo il lago d’Iseo). Oggi contengono 26 milioni di mc, ma solitamente immagazzinano piogge in estate in vista della stagione invernale (quando le rigide temperature impediscono il ricarico). Presto, quindi, servire misure emergenziali. Perché fino al prossimo anno non sarà possibile riadattare le cave dismesse a bacini di accumulo idrico.
Nuvole in arrivo Tra oggi e martedì previsti 20-30 mm di precipitazioni ma non risolveranno i problemi