Il Bresciapride divide i sindaci sul patrocinio
Il 17 giugno Brescia accoglierà il Gay pride. Ma i sindaci si spaccano sull’opportunità di patrocinare o meno l’evento. Secco il no della Lega. E spunta una delibera che li invita anche a non affiggere alcun manifesto.
L’omosessualità continua a dividere. Sabato 17 giugno si terrà il primo gay pride di Brescia, un evento che divide la politica locale sull’opportunità di concedere o meno il patrocinio al corteo arcobaleno. Il popolo Lgbt e le tante associazioni che supportano l’iniziativa si raduneranno in piazza Vittoria alle 15 e sfileranno in centro fino alle 19.30.
Il comitato Brescia Pride ha chiesto a tutti i sindaci della provincia di appoggiare l’iniziativa mettendo a disposizione il logo dei rispettivi Comuni. Diversa l’idea del comitato «Difendiamo i nostri figli», guidato dal medico bresciano Massimo Gandolfini, che ha inviato una bozza di delibera agli amministratori locali invitandoli a non concedere il patrocinio vietando anche l’affissione di manifesti che pubblicizzano l’evento.
I sindaci di 11 Comuni hanno già scelto di appoggiare il gay pride concedendo il patrocinio tramite giunta o commissioni. Si tratta di Braone (retto da Gabriele Prandini e capofila del movimento) Losine, Cerveno, Paspardo, Lozio, Botticino, Nave, Padenghe, Malegno, Roè Volciano e Darfo Boario. Odolo, Gardone Val Trompia e Rezzato dovrebbero concedere il patrocinio, le giunte ne discuteranno in settimana. «Non nego mai nulla a nessuno, figuriamoci il diritto di manifestare e di comunicare», la posizione di Fausto Cassetti, sindaco di Odolo. Il Comitato Brescia Pride e Arcigay spingono perché anche il Comune di Brescia conceda il suo patrocinio. La Loggia ha messo a disposizione il proprio logo per tutte le iniziative collaterali (convegni, dibattiti, mostre) che da mesi precedono il corteo e prossimamente valuterà come comportarsi con il corteo del 17 giugno. Intanto il gruppo consiliare «Al lavoro con Brescia» di Donatella Albini e Francesca Parmigiani spinge per la concessione del patrocinio gratuito. «È un segno tangibile dell’impegno nella lotta contro ogni forma di discriminazione e nell’ostinata battaglia per il riconoscimento di uguali diritti per tutti e tutte», scrivono in una lettera aperta. Sulla stessa posizione dovrebbe schierarsi Brescia Per Passione.
In provincia i Comuni retti dalla Lega Nord non daranno il patrocinio e dovrebbero adottare la delibera «anti pride» di Gandolfini. Il primo a farlo è stato Flero, guidato da Pietro Alberti. «Avete mai visto un gay pride? Questa non è una civile manifestazione di omosessuali che chiedono più diritti ma un evento ricco di eccessi che va contro la morale», spiega Elena Franceschini, assessore alla cultura di Flero.
In paese si sono già tenute alcune unioni civili, ma la giunta ha sempre delegato le celebrazioni agli impiegati comunali. Per Renato Pasinetti, sindaco del Carroccio di Travagliato «il gay pride è una provocazione, non vedo che fine abbia l’ostentazione dei propri gusti sessuali». Ettore Monaco, sindaco leghista di Dello, ha negato il patrocinio ma non ostacolerà la pubblicizzazione dell’evento.
Non solo Lega: Trenzano, parola del sindaco Andrea Bianchi, non concederà il patrocinio e valuterà se adottare la delibera proposta da Gandolfini. Ma a destra c’è anche chi guarda all’evento in modo laico e neutrale. Gianpiero Cipani, sindaco di centrodestra di Salò: «Non daremo il patrocinio ma non vieteremo l’affissione di manifesti: tutti devono essere liberi di sostenere le proprie idee».
Il patrocinio è un segno per il riconoscimento di diritti uguali per tutti Non daremo il patrocinio ma non vieteremo l’affissione di manifesti