PARLARE AI VOLTI DELLE PERSONE
Incontrare i volti delle persone, le loro storie, i loro affanni. Insomma, bisogna partire dal lì , da una sana esperienza dell’incontro. Chi si aspettava un programma carico di metafore alte, di ragionamenti belli da sentire, meno da praticare dovrà ricredersi. Chi si aspettava un monsignor Pierantonio Tremolada, nuovo vescovo di Brescia, come un biblista dotto e distante, ha trovato ieri, nell’austero palazzo di Piazza Fontana, sede dell’episcopato ambrosiano dove si è presentato alla stampa bresciana, un monsignor Pierantonio Tremolada innanzitutto pastore d’anime. Sì con la Bibbia in mano (e non poteva essere altrimenti) ma come strumento essenziale per districarsi nella società che cambia, avvicinarsi ai giovani e agli anziani, alle famiglie, essere un corpo unico con il suo clero, aiutare, ha detto, la gente a gustarsi il sapore della vita. Chi si aspettava un vescovo che parla, a Brescia si ritroverà un vescovo che, innanzitutto, ascolta e condivide. Chi si immaginava qualcuno che persuade attraverso gli slogan dovrà fare i conti con il ragionamento fine, ma non per questo meno incisivo. Se citando la Genesi, monsignor Tremolada spiega, sul tema delle migrazioni, che Dio ha voluto l’umanità colorata ed evoca la «convivialità delle differenze» cara a monsignor Tonino Bello, sottolinea contestualmente che accoglienza non vuole dire semplicemente vivere assieme e ammonisce: «Non dobbiamo essere ingenui se vogliamo essere seri». Realismo, ma anche una sottolineatura non banale: «essere cattolico vuole dire essere aperto a 360 gradi». Insomma, c’è tanto da lavorare lascia intendere monsignor Pierantonio, tanti volti da incontrare, da capire e da interrogare in questa Brescia che non è risparmiata dal senso di precarietà della vita quotidiana, dalla solitudine delle esistenze, dall’indifferenza dei cuori. La situazione è complessa, va capita, studiata e non si può improvvisare. Il nuovo vescovo di Brescia ne è consapevole. «La cosa più importante è l’incontro con le persone» ribadisce in quello che ha l’aria di essere un primo programma per i mesi a venire, sottolineando che la visita pastorale alle parrocchie della diocesi è una priorità . È il racconto dei volti delle persone che va valorizzato, capito, affiancato e, se serve, aiutato. E Brescia ha tante cose da raccontare a questo vescovo che viene da una Brianza operosa, quanto una valle di casa nostra, e da una diocesi ambrosiana che ancora porta l’impronta di un papa bresciano come Paolo VI. Un Pontefice caro a tanti, che proprio monsignor Pierantonio Tremolada potrebbe accompagnare presto verso la santità.