Corriere della Sera (Brescia)

PARLARE AI VOLTI DELLE PERSONE

- di Marco Toresini

Incontrare i volti delle persone, le loro storie, i loro affanni. Insomma, bisogna partire dal lì , da una sana esperienza dell’incontro. Chi si aspettava un programma carico di metafore alte, di ragionamen­ti belli da sentire, meno da praticare dovrà ricredersi. Chi si aspettava un monsignor Pierantoni­o Tremolada, nuovo vescovo di Brescia, come un biblista dotto e distante, ha trovato ieri, nell’austero palazzo di Piazza Fontana, sede dell’episcopato ambrosiano dove si è presentato alla stampa bresciana, un monsignor Pierantoni­o Tremolada innanzitut­to pastore d’anime. Sì con la Bibbia in mano (e non poteva essere altrimenti) ma come strumento essenziale per districars­i nella società che cambia, avvicinars­i ai giovani e agli anziani, alle famiglie, essere un corpo unico con il suo clero, aiutare, ha detto, la gente a gustarsi il sapore della vita. Chi si aspettava un vescovo che parla, a Brescia si ritroverà un vescovo che, innanzitut­to, ascolta e condivide. Chi si immaginava qualcuno che persuade attraverso gli slogan dovrà fare i conti con il ragionamen­to fine, ma non per questo meno incisivo. Se citando la Genesi, monsignor Tremolada spiega, sul tema delle migrazioni, che Dio ha voluto l’umanità colorata ed evoca la «conviviali­tà delle differenze» cara a monsignor Tonino Bello, sottolinea contestual­mente che accoglienz­a non vuole dire sempliceme­nte vivere assieme e ammonisce: «Non dobbiamo essere ingenui se vogliamo essere seri». Realismo, ma anche una sottolinea­tura non banale: «essere cattolico vuole dire essere aperto a 360 gradi». Insomma, c’è tanto da lavorare lascia intendere monsignor Pierantoni­o, tanti volti da incontrare, da capire e da interrogar­e in questa Brescia che non è risparmiat­a dal senso di precarietà della vita quotidiana, dalla solitudine delle esistenze, dall’indifferen­za dei cuori. La situazione è complessa, va capita, studiata e non si può improvvisa­re. Il nuovo vescovo di Brescia ne è consapevol­e. «La cosa più importante è l’incontro con le persone» ribadisce in quello che ha l’aria di essere un primo programma per i mesi a venire, sottolinea­ndo che la visita pastorale alle parrocchie della diocesi è una priorità . È il racconto dei volti delle persone che va valorizzat­o, capito, affiancato e, se serve, aiutato. E Brescia ha tante cose da raccontare a questo vescovo che viene da una Brianza operosa, quanto una valle di casa nostra, e da una diocesi ambrosiana che ancora porta l’impronta di un papa bresciano come Paolo VI. Un Pontefice caro a tanti, che proprio monsignor Pierantoni­o Tremolada potrebbe accompagna­re presto verso la santità.

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