La ragazza a servizio
Torna «Sissignora» di Flavia Steno commentata da M.T. Caprile
Un bel romanzo di Flavia Steno, pseudonimo di Amalia Osta Cottini, giornalista e scrittrice prolifica nella prima metà del secolo scorso, viene oggi molto opportunamente riedito dalla casa editrice De Ferrari di Genova a distanza di quasi ottant’anni dalla prima edizione Sonzogno del 1940 (Flavia Steno, «Sissignora». Genova anni ‘30, De Ferrari, Genova, pagine, a cura di Maria Teresa Caprile).
Si tratta di un libro che intreccia diversi generi letterari: in parte romanzo di formazione e di critica sociale, presenta anche i caratteri della narrativa esistenziale e psicologica. Il tutto, però, messo sulla pagina con una scrittura asciutta ed essenziale, costruita prevalentemente sul dialogo diretto, proprio come un racconto puro e semplice, con pochi commenti. Insomma, quasi una sceneggiatura già bell’e fatta.
Incentrato sulla figura e le vicissitudini di una ragazza assunta a servizio nelle case della borghesia genovese degli anni ’30, il romanzo ebbe all’uscita un buon successo, tanto che al libro fece subito seguito, già l’anno dopo, un’importante trasposizione cinematografica.
I libri della Steno (numerosissimi) sono stati considerati, in molti casi, alla stregua di romanzi «rosa», vale a dire di quelle produzioni letterarie nelle quali, come in altri generi «minori», ha un peso prevalente il ricalco di schemi narrativi appositamente congegnati e ben collaudati al fine di rendere massima la probabilità di piacere immediatamente e di riscuotere ampi successi di vendita. Nel caso di «Sissignora», però, il discorso è leggermente più complesso. E la curatrice del volume, presentandocelo, ci dice il perché.
Maria Teresa Caprile, stuNel diosa del Novecento letterario italiano e docente all’Università di Genova, è figura conosciuta a Brescia per aver pubblicato un importante libro con Vannini e per numerosi incontri letterari.
L’ampia e approfondita introduzione alla nuova pubblicazione del romanzo costituisce, in effetti, il valore aggiunto di questa nuova edizione. Un saggio vero e proprio che ripercorre le tappe dell’impegno giornalistico, letterario e sociale della Steno, e che si allarga ad abbracciare il ruolo della donna nel periodo storico in cui il romanzo si colloca.
L’ampia introduzione della studiosa genovese descrive l’ambientazione, rievoca le atmosfere e mette in luce la psicologia quotidiana di cui è intriso il romanzo analizzandone al contempo la composizione e le caratteristiche. Arrivando a dimostrare che la Steno con «Sissignora» riesce a portare a compimento un percorso letterario vissuto sempre in bilico tra impegno giornalistico e scrittura narrativa.
libro del ’40 l’autrice introduce una componente essenziale, anche se non nuova rispetto ai romanzi precedenti dello stesso genere. Vale a dire la presenza costante, nella trama, del confronto psicologico della donna nei diversi ruoli sociali.
Tale confronto è presentato come una sorta di avventura emotiva, una guerra privata che porta a duelli di parole, di sguardi, di azioni tra le protagoniste della narrazione e che crea l’intreccio stesso del racconto. La curatrice chiarisce bene tale percorso ma in più si propone di svelare, in chiave psicologica, sociale e storica, gli schemi fissi del «genere», finendo per mettere in forma, in tal modo, anche un lavoro critico del tutto particolare.
Maria Teresa Caprile individua convenzioni e rilegge codici di comportamento svelandone al contempo l’ovvietà, ma lasciando intatto il gusto della lettura. La narrazione della Steno, infatti, è spesso un susseguirsi di immagini letterarie convenzionali, ma descritte con un linguaggio diretto ed efficace, capace di rendere godibile il testo anche ad una lettura più esigente.
Da questo punto di vista lo stile narrativo ricalcato sul genere rosa appare, in molti passi del romanzo, spontaneo e naturale, ma non ingenuo. La curatrice lo sottolinea molto bene e ci mette in guardia dal considerarlo solo come una soluzione stilistica per ottenere una facile presa narrativa.
Anche se gli schemi narrativi di «Sissignora» sono molto semplici e sono in molti passi del romanzo gli stessi del genere rosa (o comunque pensati per un pubblico prevalentemente femminile), non resta che apprezzare l’efficacia di tali schemi. Oggi, in «questo» romanzo, al di là di ogni distinzione di genere. Considerando, infine, che forse è proprio il modo di farli funzionare e di renderli vivi sulla pagina a fare la differenza.
L’introduzione tocca le tappe dell’impegno giornalistico e letterario dell’autrice Nella trama c’è la presenza costante del confronto psicologico fra donne di diversi ceti