IL LABORATORIO PER L’INCLUSIONE
E’stato presentato nelle scorse settimane il LaCIS, il Laboratorio su cittadinanze e inclusione sociale, nato nel Dipartimento di Giurisprudenza della Università degli Studi di Brescia, su impulso del professor Antonello Calore, che lo coordina e che mi ha benevolmente coinvolto nell’iniziativa.
Si tratta di un gruppo di ricerca interdisciplinare che coinvolge diversi studiosi dell’Ateneo bresciano cui si sono affiancati i rappresentanti di due Istituzioni locali quali la Prefettura di Brescia e il Comune di Brescia, nelle persone del vice prefetto vicario e dell’assessore alla partecipazione. La rappresentanza comunale in una città nella quale quasi un quinto dei residenti sono persone non autoctone e di una Prefettura che negli ultimi anni ha gestito procedure acquisitive di cittadinanza in numeri superiori perfino alla Capitale, non può certo stupire, anzi. Se mai un gruppo di ricerca sui temi della cittadinanza (intesa in una prospettiva che supera il concetto normativo e si connette al dato sostanziale, quello dei requisiti che legano un cittadino a una certa comunità) avesse dovuto esistere, pochi dubbi sul fatto che Brescia fosse il luogo giusto per farlo nascere.
Un territorio quello bresciano, noto a livello nazionale per la dimensione del fenomeno migratorio che lo caratterizza come una realtà estremamente dinamica, innervata da continue tensioni sociali e politiche, generatrici di prassi apprezzate e condivise ma anche di conflitti aspri e irrisolti. Una comunità caratterizzata da condizioni relazionali e trasformazioni sociali che coinvolgono ciascun bresciano, tanto da aver creato uno schieramento contrapposto, del tutto trasversale dal punto di vista politico, riconducibile a due posizioni tendenzialmente inconciliabili, una intransigente ed esclusiva l’altra solidaristica e inclusiva. Spesso l’iscrizione all’una o all’altra delle due (contro)parti avviene sulla base di alcune ascendenze ideologiche non difficili da individuare, ma la liquidità delle appartenenze politiche del nostro tempo non costituisce più una certezza nemmeno sotto questo profilo. E d’altra parte l’intransigente dualismo, dal tempo dei guelfi contro i ghibellini fino ad arrivare ai tifosi di Coppi e Bartali, ma se preferite in chiave locale, l’alternativa fra la Serenissima e il Biscione, caratterizza storicamente il nostro popolo, anche con un po’ di malcelato compiacimento.
Fra i vari scopi che il LaCIS si propone vi è anche quello di incidere in questo scivoloso terreno: una attività di studio e ricerca cui far conseguire un’idonea azione divulgativa, sull’evoluzione del concetto di cittadinanza e sulle sue ricadute sul piano giuridico, economico e sociale, sui processi inclusivi dei nuovi cittadini, da consegnare alla comunità per consentire un’idea autonoma e consapevole. Un obiettivo ambizioso forse, certamente impegnativo. Ma l’alternativa sono le molotov che abbiamo visto ricomparire e che, almeno per alcuni, tendono a sostituire le argomentazioni.