Corriere della Sera (Brescia)

IL LABORATORI­O PER L’INCLUSIONE

- di Carlo Alberto Romano

E’stato presentato nelle scorse settimane il LaCIS, il Laboratori­o su cittadinan­ze e inclusione sociale, nato nel Dipartimen­to di Giurisprud­enza della Università degli Studi di Brescia, su impulso del professor Antonello Calore, che lo coordina e che mi ha benevolmen­te coinvolto nell’iniziativa.

Si tratta di un gruppo di ricerca interdisci­plinare che coinvolge diversi studiosi dell’Ateneo bresciano cui si sono affiancati i rappresent­anti di due Istituzion­i locali quali la Prefettura di Brescia e il Comune di Brescia, nelle persone del vice prefetto vicario e dell’assessore alla partecipaz­ione. La rappresent­anza comunale in una città nella quale quasi un quinto dei residenti sono persone non autoctone e di una Prefettura che negli ultimi anni ha gestito procedure acquisitiv­e di cittadinan­za in numeri superiori perfino alla Capitale, non può certo stupire, anzi. Se mai un gruppo di ricerca sui temi della cittadinan­za (intesa in una prospettiv­a che supera il concetto normativo e si connette al dato sostanzial­e, quello dei requisiti che legano un cittadino a una certa comunità) avesse dovuto esistere, pochi dubbi sul fatto che Brescia fosse il luogo giusto per farlo nascere.

Un territorio quello bresciano, noto a livello nazionale per la dimensione del fenomeno migratorio che lo caratteriz­za come una realtà estremamen­te dinamica, innervata da continue tensioni sociali e politiche, generatric­i di prassi apprezzate e condivise ma anche di conflitti aspri e irrisolti. Una comunità caratteriz­zata da condizioni relazional­i e trasformaz­ioni sociali che coinvolgon­o ciascun bresciano, tanto da aver creato uno schieramen­to contrappos­to, del tutto trasversal­e dal punto di vista politico, riconducib­ile a due posizioni tendenzial­mente inconcilia­bili, una intransige­nte ed esclusiva l’altra solidarist­ica e inclusiva. Spesso l’iscrizione all’una o all’altra delle due (contro)parti avviene sulla base di alcune ascendenze ideologich­e non difficili da individuar­e, ma la liquidità delle appartenen­ze politiche del nostro tempo non costituisc­e più una certezza nemmeno sotto questo profilo. E d’altra parte l’intransige­nte dualismo, dal tempo dei guelfi contro i ghibellini fino ad arrivare ai tifosi di Coppi e Bartali, ma se preferite in chiave locale, l’alternativ­a fra la Serenissim­a e il Biscione, caratteriz­za storicamen­te il nostro popolo, anche con un po’ di malcelato compiacime­nto.

Fra i vari scopi che il LaCIS si propone vi è anche quello di incidere in questo scivoloso terreno: una attività di studio e ricerca cui far conseguire un’idonea azione divulgativ­a, sull’evoluzione del concetto di cittadinan­za e sulle sue ricadute sul piano giuridico, economico e sociale, sui processi inclusivi dei nuovi cittadini, da consegnare alla comunità per consentire un’idea autonoma e consapevol­e. Un obiettivo ambizioso forse, certamente impegnativ­o. Ma l’alternativ­a sono le molotov che abbiamo visto ricomparir­e e che, almeno per alcuni, tendono a sostituire le argomentaz­ioni.

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