1.363 lavoratori hanno richiesto la pensione Ape
Inps: le risposte dalla fine di settembre
Sono 1.363 i lavoratori della città e della provincia di Brescia che hanno fatto domanda per l’Ape sociale o per la pensione anticipata entro il limite del 15 luglio. Il dato, in linea con quello regionale (11 mila domande circa) e quello nazionale (66 mila domande) supera già in questa prima fase le stime attese dallo Stato, che ipotizzavano circa 60 mila domande. Non tutte le domande verranno probabilmente accettate, perché qualche caso dubbio c’è. Ma il direttore dell’Inps assicura che le risposte ci saranno entro la fine di settembre.
Sono 1.363 i lavoratori della provincia di Brescia che hanno fatto domanda per l’Ape sociale o per la pensione anticipata entro il limite del 15 luglio. Il dato, in linea con quello regionale (11mila domande circa) e quello nazionale (66mila domande) supera già in questa prima fase le stime attese dallo Stato, che ipotizzavano circa 60mila domande. Non tutte le domande verranno probabilmente accettate, perché qualche caso dubbio c’è. Sulla carta la norma era chiara (63 anni per l’Ape, senza ammortizzatori da almeno tre mesi o lavoratori che assistono familiare o invalidi al 74%; per i precoci 41 anni di contributi e 19 mesi di versamenti prima della maggiore età), pur con non poche specificazioni in corso d’opera, ma casi limite ce n’erano e i patronati, nel dubbio, la domanda l’hanno accolta e girata all’Inps.
Esempio? Per chi ha svolto lavori gravosi e pesanti, per potere chiedere l’Ape sociale (63 anni requisito minimo), bisognava aver anche maturato 36 anni di anzianità contributiva, di cui gli ultimi 6 su sette in via continuativa, ma il periodo di cassa integrazione eventuale non viene però conteggiato. E se un lavoratore non si ricordava il periodo esatto di cassa integrazione di cui aveva usufruito? «Nel dubbio la domanda l’abbiamo accolta. Anche perché c’era la mannaia dei tempi stretti», spiega Giuliano Benetti, responsabile dell’ Inca Cgil, patronato che in provincia di Brescia ha gestito circa un quarto delle domande complessive. Di casi del genere, soprattutto in edilizia, ve ne sono stati non pochi, complice un settore ad alto tasso di mortalità di aziende che rende complicato ricostruire i particolari della carriera lavorativa. Non solo, le diverse circolari che si sono susseguite in corso d’opera non hanno sicura- mente aiutato. Chi ha tentato ma non aveva i requisiti è stato mandato a casa, ma i casi dubbi sono stati presi. Benetti teme che, anche per le difficoltà legate alla ricostruzione di questi casi particolari, più di una domanda su cinque potrebbe essere respinta. Il direttore dell’Inps Mauro Saviano è però sereno: «Le risorse stanziate sono limitate e la nostra attività di controllo è fondamentale: nonostante l’estate per la fine di settembre avremo finito e saremo in grado di dire chi ha diritto ad avere accolta la domanda».
Da parte sua la convinzione che chi ha i requisiti avrà risposta senz’altro positiva. Il numero di domande è stato alto ma tutto sommato non troppo: «Bisogna considerare - rileva il direttore dell’Inps Saviano - che per la prima volta da quasi trent’anni, dai tempi della prima riforma Amato agli inizi degli anni Novanta, le maglie per la pensione non si sono ristrette ma si sono allargate».
Ma chi ha fatto domanda per usufruire di questa finestra? Due uomini su tre per l’Ape sociale in media, quasi nove su dieci per i lavoratori precoci. Per l’Ape sociale quasi tre domande su quattro riguardano disoccupati (il resto lavoratori che assistono persone con handicap, invalidi civili, mansioni difficoltose). Tra i precoci quasi una domanda su due riguarda le mansioni difficoltose, seguono disoccupati e lavori usuranti.
A Brescia, in proporzione, più domande dalla provincia che non dalla città: «In parte spiegabile col fatto che — afferma il direttore dell’Inps —, essendo queste misure rivolte a soggetti più deboli, queste abbiano minori effetti nel capoluogo, tendenzialmente più ricco». Entrambe le misure decise dal Governo sono sperimentali e in vigore per due anni. I fondi stanziati sono limitati: 300 milioni per l’Ape sociale quest’anno e 609 per il 2018; 360 milioni e 505 per quest’anno e il prossimo per i precoci. Tutto si basa su stime di copertura e se ci sarà uno sfondamento di spesa, priorità verrà data a chi è più vicino alla pensione di vecchiaia. Sul tavolo ci sono però anche ipotesi di nuovi stanziamenti, da trovare nelle pieghe della manovra di bilancio autunnale.