Campione, cinque condanne
L’ex sindaco Ardigò: «Multato per ciò che mi è stato detto di fare dai tecnici»
di Campione del Garda fu una maxi lottizzazione abusiva. Lo ha stabilito il giudice del tribunale che al termine del processo di primo grado ha condannato cinque persone a un anno (pena sospesa) e a risarcire provvisionali per oltre centomila euro. Tra loro anche l’ex sindaco di Tremosine Diego Ardigò e il suo vice Francesco Briarava, oltre all’architetto Mauro Salvadori (che ha redatto il piano urbanistico) e a Rubens Burani, procuratore speciale di Coopsette e Fabrizio Vezzani, legale rappresentante di Campione del Garda spa. Il tribunale ha disposto inoltre la confisca dei terreni e degli edifici di proprietà delle due società che sono ancora oggetto del sequestro preventivo deciso dal giudice per le indagini preliminari, eccezione fatta per la proprietà di terzi.
Alla lettura del dispositivo ha scosso la testa, l’ex sindaco di Tremosine: «Sono deluso. Deluso da una sentenza che limita il lavoro svolto». A suo dire, ovviamente, in buona fede. Ma per i giudici, in quella zona del borgo sul Garda, a Campione di Tremosine, non si doveva costruire.
Al termine del processo di primo grado, su una ventina di imputati, il giudice Maria Chiara Minazzato ne ha condannati cinque per lottizzazione abusiva: testuale, secondo il capo d’imputazione in questione, perché «sebbene il territorio oggetto di intervento di edilizia rientrasse, nello studio idrogeologico comunale del 25 gennaio 2001 allegato al Prg all’epoca vigente, nella classe 4 di fattibilità geologica dove è preclusa l’edificabilità e sono ammissibili solo per le consistenze preesistenti interventi di demolizione senza ricostruzione, manutenzione straordinaria e ordinaria, restauro e risanamento conservativo, veniva consentita la costruzione di edifici di notevole mole e complessità (compreso il parcheggio multiplo e il Sailing Village) in zone a pericolosità molto elevata». Un anno, dunque (pena sospesa e non menzione) all’ex sindaco Diego Ardigò e al suo vice Francesco Briarava per la firma di alcune autorizzazioni che avrebbero contribuito a stravolgere il borgo. Un anno anche per Rubens Burani e Fabrizio Verzani, procuratore speciale di Coopsette e legale rappresentante di Campione del Garda spa. Stessa condanna, un anno, infine, a carico dell’architetto Mauro Salvadori, estensore del piano urbanistico ma anche consulente della società che lo ha realizzato. Che ci tiene a precisare la sua posizione. Premesso che «non ho mai modificato il perimetro geologico di edificabilità ma mi sono basato su un progetto regionale», spiega, si ritiene comunque «soddisfatto» da una sentenza che ha fatto cadere «i capi di imputazione relativi a conflitto di interessi e abuso d’ufficio, i più spiacevoli che in qualche modo mettevano in dubbio la mia reputazione». Quanto alla lottizzazione abusiva, conclude, «dei dieci presunti illeciti ne è sopravvissuto uno, il meno importante e che nulla ha a che fare con il mancato rispetto di Via e Vas, per intenderci».
Gli imputati, ma anche il Comune di Tremosine — in qualità di responsabile civile — sono stati condannati anche al risarcimento danni: 10 mila euro di provvisionale a due privati, 50 mila a Società Tremosine Univela Società dilettantistica srl e Campione Univela srl. Piccolo paradosso: il Comune di Tremosine era anche parte civile nel processo. Quindi gli spetta, in modo equivalente, una provvisionale di 50 mila euro.
Il tribunale dispone poi «la confisca dei terreni e degli edifici di proprietà di Coopsette spa e Campione spa ancora oggetto di sequestro preventivo del gip nella zona di fattibilità geologica 4, salva la proprietà di terzi» e l’«immediata restituzione» agli aventi diritto degli immobili rimanenti.
«È una sentenza che potevamo aspettarci. Sono contento che Univela sia stata ritenuta terzo in buona fede e possa continuare la sua attività in modo regolare», commenta l’avvocato Massimiliano Battagliola, che definisce la provvisionale «un parziale ristoro dei danni subiti» dal sequestro prima e dalla frana poi.
«Ci hanno multato solo per aver fatto ciò che i tecnici mi hanno detto di fare. E lo hanno confermato anche i testimoni: pago, insomma, per aver adempiuto al mio dovere», ribadisce invece Ardigò. Che annuncia il ricorso in appello.