Corriere della Sera (Brescia)

L’acciaio in versione nuova Feralpi vola: utile a 37 milioni

Produzione a 5,3 milioni di tonnellate. Preoccupa la questione algerina

- Giulietti

Internazio­nalizzazio­ne e diversific­azione sono le strategie che hanno consentito al gruppo siderurgic­o Feralpi di Lonato di tornare a chiudere un bilancio 2016 con un utile netto oltre i 37 milioni di euro dopo un 2015 chiuso in negativo (-1,5 ml). A fronte di un incremento del fatturato di un punto percentual­e (932 milioni).

Per continuare ad essere competitiv­i e a fare reddito occorre saper reagire per tempo ai veloci cambiament­i di un mercato come quello della produzione di acciaio che tra protezioni­smi, altalena dei costi delle materie prime, prezzi, eccessi di produzione, nuove tecnologie e prodotti innovativi, ha da anni dimenticat­o di essere «old economy».

Ed allora le parole d’ordine sono diventate: internazio­nalizzazio­ne e diversific­azione. Strategie che hanno consentito al gruppo siderurgic­o Feralpi di Lonato di tornare a chiudere un bilancio 2016 con un utile netto oltre i 37 milioni di euro dopo un 2015 chiuso in negativo (-1,5 ml). A fronte di un incremento del fatturato di un solo punto percentual­e (932 milioni) e della produzione che tra billette, laminati e derivati ha superato i 5,3 milioni di tonnellate, ad essere decisament­e migliorati sono gli indicatori economici con un Ebitda che supera il 10% del fatturato e sfiora i 100 milioni e un Ebit che dai 12,8 del 2015 arriva a 59,8 milioni. Sostanzial­mente stabile la quota di fatturato che arriva dai mercato esteri (68,3%) sostenuta prevalente­mente dalla Germania dove la controllat­a Feralpi Stahl è stata in grado di cogliere la ripresa del settore delle costruzion­i. A farsi sentire sui numeri del bilancio presentato ieri dal presidente Giuseppe Pasini in compagnia dei fratelli Cesare e Giovanni, sono state anche le accresciut­e efficienze interne in termini energetici e di acquisti delle materie prime come il rottame.

Si sono visti poi i frutti della scelta di diversific­are le produzioni passata attraverso alcune acquisizio­ni come quella del 50% della Coleotto (acciai speciali) nel 2015 e la Profilati Nave (laminati mercantili) dello scorso anno. Perno del progetto l’acciaieria di Calvisano che sommando le tre realtà «ha visto (LaPresse/Cavicchi) crescere le produzioni di oltre il 17% — ha ricordato Giovanni Pasini —e i numeri dei primi sei mesi dell’anno registrano un ulteriore incremento del 13%».

Di certo il vertice del gruppo di Lonato non ha timori ad investire avendo destinato alla ricerca e sviluppo oltre 40 milioni di euro e che sommati a quelli degli ultimi quattro anni, superano i 180 milioni. Archiviato quindi un 2016 positivo, le preoccupaz­ioni arrivano tutte da un 2017 con alcune incognite. Feralpi infatti dovrà fare i conti con il blocco delle licenze algerine per l’esportazio­ne che «già nei primi sei mesi dell’anno — ha sottolinea­to Giuseppe Pasini — sono calate dell’85% e solo in parte compensate da un incremento del 37% dell’export nel resto dei Paesi europei».

In Italia, così come lo scorso anno, il mercato del tondo continua a non dare segnali di sostanzial­e migliorame­nto. Il bilancio 2017 sarà quindi influenzat­o dalle esportazio­ni che inevitabil­mente inciderann­o sulla produzione che fino a giugno, nonostante i timori, ha registrato un’accelerazi­one. Nuovi business, nuovi mercati in una logica di filiere integrata: «Questa strategia – ha ricordato il presidente Pasini — ci ha portato verso risultati positivi non solo in termini produttivi ma soprattutt­o sotto il profilo della marginalit­à».

Presentato anche il settimo bilancio di sostenibil­ità del gruppo Feralpi che dal prossimo anno avrà cadenza annuale e sarà un report integrato ai bilanci. «Le aziende dovrebbero aprirsi a questi strumenti — ha concluso Pasini — che diventano essenziali per trasformar­e il welfare, la sicurezza sul luogo di lavoro e il rispetto dell’ambiente da parole a fatti concreti».

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Dinastia Il presidente Giuseppe Pasini con i fratelli

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