Tre alloggi per le donne maltrattate
Un’ opportunità dopo l’assistenza nelle strutture protette. L’ospitalità è per un anno
di pelle, cucina open space, tv a schermo piatto e bollette incluse nel prezzo: ricominceranno da 50 metri quadri, al piano terra di una palazzina al Villaggio Ferrari. La Loggia ha ristrutturato tre bilocali di un palazzo di sua proprietà per altrettante donne che hanno subìto violenza e, dopo la prima protezione, stanno iniziando un percorso di autonomia fuori dagli alloggi segreti.
Le inquiline ci resteranno con i loro bambini fino a quando non avranno trovato un lavoro e un nuovo indirizzo: il contratto di affitto con il Comune durerà 12 mesi. «Potremo prorogarli a seconda delle necessità: in certi casi, se avranno un proprio reddito, le signore ci aiuteranno con le spese» fa sapere l’assessore alle Pari opportunità Roberta Morelli, che ha seguito il progetto dalle bozze. Oltre ai tre bilocali, c’è una sala per conversazioni, incontri culturali e iniziative al femminile aperta all’intero quartiere. «L’abbiamo pensata per le politiche di genere».
Il preventivo dei lavori era di 200 mila euro: 180 mila arrivano dalla Regione, che ha intestato il contributo con il vincolo di lasciare gli appartamenti alle donne vittime di violenza per vent’anni. Il resto della cifra è stato saldato dalla Loggia. Il progetto è andato in giunta il 7 giugno dell’anno scorso: l’appalto delle opere è andato online in ottobre, e i cantieri sono stati aggiudicati due mesi dopo a un raggruppamento temporaneo di imprese. Lavori e cronoprogramma erano nell’agenda dell’assessore Valter Muchetti : «Abbiamo rifatto i pavimenti, gli impianti elettrici e idraulici, i bagni e i tramezzi in tempo record: il progetto esecutivo è del 30 agosto 2016, i bilocali sono pronti dal 7 luglio».
Nomi e cognomi delle inquiline resteranno riservati: i servizi sociali della Loggia e la Casa delle donne proporranno a chi riservare gli appartamenti. Una cabina di regia (i membri: l’assessore Morelli, la responsabile del settore Segreteria generale e trasparente, la coordinatrice del progetto “Brescia in rete contro la violenza sulle donne” e la presidente della Casa delle donne) deciderà quali candidature cestinare e quali accettare. Nemmeno il fondotinta riesce a coprire i lividi: da gennaio a oggi, hanno preso appuntamento per un colloquio con psicologi o avvo- cati 300 signore vittime di abusi e maltrattamenti. «Nelle strutture di protezione, ne ospitiamo una cinquantina. Dal 2014, quando con il Comune abbiamo costituito la reteinteristituzionale antiviolenza, stiamo lavorando bene sulle emergenze, il momento in cui ci prendiamo carico delle vittime, e l’accoglienza di primo liDivani vello, durante il quale sono accompagnate nella ricostruzione di sé e della propria vita. Finora, mancava un passo ulteriore: un alloggio per le donne che iniziano ad essere autonome» fa sapere Piera Stretti, presidente della onlus Casa delle donne, che nel 2016 ne ha accolte 642, poco meno di due al giorno. «È importante che le istituzioni rispondano con servizi concreti alla cronaca quotidiana: la nostra rete antiviolenza, nel tempo, è diventata uno strumento di riferimento. Un lavoro prezioso fatto con grande professionalità e riservatezza» ha detto il sindaco Emilio Del Bono.