La Franciacorta scopre la crescita «dolce»
Consumo di suolo zero, mobilità sostenibile e rigenerazione urbana
Non solo vino. Adesso la Franciacorta ha anche il suo Piano territoriale regionale d’area: coinvolge 22 comuni che collaboreranno con una serie di politiche comuni per la valorizzazione (sostenibile) del territorio.
Essere bravi vuol dire raggiungere un risultato importante nell’anno in cui la Franciacorta vinicola dovrà affrontare la peggiore vendemmia(in termini quantitativi per ora) dell’ultimo decennio. Ma se da un lato ci si prepara a un 30-40% di produzione in meno, che influirà sui prossimi anni, dall’altro si festeggia il varo del PTRA della Franciacorta, acronimo di Piano Territoriale Regionale d’Area. Un varo in pompa magna con la Regione che ha aperto il 39esimo piano di Palazzo Lombardia per ospitare i big della Franciacorta e i sindaci dei 22 comuni coinvolti nell’operazione: 18 nel cuore dell’area vinicola e 4 confinanti che sono Castegnato, Sulzano, Palazzolo sull’Oglio e Ospitaletto.
«Per noi rappresentano il G22 — ha commentato Viviana Beccalossi, assessore al Territorio — perché stanno facendo e faranno sempre di più un lavoro in gruppo, simile a quello del G16, l’unione dei comuni costieri dell’Iseo». Questo non è il primo Piano di Regione Lombardia, ma ha un’evidente unicità: per la prima volta, lo si è basato su una zona legata alla produzione di un prodotto agricolo, il vino, non solo seguendo i confini sulla Docg ma rispondendo alle esigenze di chi ne fa l’attività. Perché prima ancora che i comuni si muovessero (inizialmente, con molte perplessità) è stato il Consorzio di Tutela ad avere l’idea, una quindicina di anni fa, e ad avviare l’iter che in concreto è durato quattro anni. «È stato un impegno importante, non solo economico: ci abbiamo creduto molto e lavorato ancora di più — spiega Maurizio Zanella, presidente di Cà del Bosco e all’epoca del Consorzio — la cosa fondamentale è che non lo si è pensato per tutelare il vino, lo è già abbondantemente, ma il territorio e i cittadini della Franciacorta». In effetti, le tre linee guida manco nominano la Docg o le vigne: orientare lo sviluppo del territorio verso la riduzione del consumo di suolo e la rigenerazione urbana e territoriale, promuovere l’attività paesaggistica e la competitività, sostenere un sistema integrato di accessibilità e mobilità sostenibile.
Una bella sfida, possibile solo con un costante accordo tre 22 teste ma Leonardo Vizza, presidente di Terre di Franciacorta, è ottimista: «D’ora in poi il confronto avrà una base in più, potendo anche contare sulla presenza diretta della Regione — sottolinea — c’è la chiara volontà di lavorare insieme per il bene del territorio, partendo da elementi concreti. Vedi il regolamento edilizio identico per tutti i 22 comuni mentre il primo impegno sarà la riduzione del consumo di suolo». Vittorio Moretti, presidente del Consorzio Franciacorta, è convinto di avere un’arma in più. «Come abbiamo lavorato insieme per fare grande il nostro vino, riusciremo a farlo per l’area che ci ospita. Ci sono margini enormi per far conoscere ‘la’ Franciacorta, tutti da sfruttare». Prima del brindisi in cielo, lodi all’impresa anche dall’assessore all’Agricultura Gianni Fava («da un prodotto top della nostra terra è nato un Ptra, scommessa vinta») e dal governatore Roberto Maroni: «Ancora una volta, abbiamo fatto un eccellente lavoro che ispirerà altre regioni, come succede in altri settori. Stiamo valorizzando tutti i valori della Lombardia, dalla cultura al cibo e il Franciacorta lo è di sicuro: ma rappresenta un punto di partenza e non di arrivo».
Curiosità: questo è il primo Piano approvato all’unanimità in Regione. Altro miracolo del Franciacorta.