Corriere della Sera (Brescia)

Lesioni gravi «Condannate i due medici»

- Mara Rodella © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Per decidere non è bastata oltre un’ora di camera di consiglio. Sono le cinque del pomeriggio quando la presidente della seconda sezione penale Anna Di Martino torna in aula e dispone l’audizione di altri tre testimoni prima di chiudere il caso. Focus sulla tardività della querela presentata dalla signora che si è costituita parte civile nel processo a carico di due chirurghi estetici — uno è anche il direttore sanitario del poliambula­torio di Calcinato in cui è stata sottoposta a un intervento di mastoplast­ica additiva il 13 ottobre 2012 — e dell’infermiere che le ha somministr­ato l’anestetico. Tutti rispondono di lesioni gravi e dolose («il consenso informato non era dettagliat­o come avrebbe dovuto»), come da contestazi­one del pm Mauro Leo Tenaglia. A cui si aggiunge l’esercizio abusivo della profession­e di anestesist­a nei confronti dell’infermiere presente quel giorno. Per l’accusa e la parte civile non c’è dubbio sul nesso causale tra l’impianto delle protesi senza «un’adeguata profilassi antibiotic­a» come previsto dalle linee guida e l’insorgere di un’infezione che poi ha richiesto l’espianto delle stesse (e il ricovero di un mese della paziente) al Civile nell’aprile 2013. Quanto all’infermiere, non avrebbe agito nell’abito delle mansioni previste dalla legge. Nei suoi confronti, così come per uno dei due medici (colui che nel 2011 aveva già operato la signora per un intervento, stavolta, di riduzione del seno, a sua volta finito male) il sostituto procurator­e ha chiesto una condanna a due anni e tre mesi: «Si è limitato a porre in essere atti concessi dalla legge, infilando l’ago in vena e posizionan­do la mascherina con l’ossigeno sotto stretto ordine dei medici», tuona il suo legale.. Due anni, invece, per il chirurgo che ha assistito in sala operatoria. Di tutt’altro avviso le difese — rappresent­ate in aula dagli avvocati Simone Seno, Stefano Tegon e Margherita Corrini — che chiedono l’assoluzion­e, escludendo in prima battuta il dolo e insinuando il dubbio sulla relazione tra l’impianto delle protesi e l’infezione che in seguito ha colpito la paziente. Nel caso peraltro si tratti di colpa lieve, tutti chiedono la non punibilità (ex legge Balduzzi) oltre al non luogo a procedere, appunto, per tardività della querela di parte (è datata 20 febbraio 2014, notificata il 4 marzo seguente). Risentire sul punto la persona offesa non è bastato. Il tribunale ha disposto ulteriori approfondi­menti in relazione alla tardività della querela: cercherann­o di chiarirlo il chirurgo del Civile che ha espiantato le protesi, il medico curante della signora e il consulente di parte civile (l’avvocato Mario Catalano). Si torna in aula il 7 settembre.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy