Corriere della Sera (Brescia)

Bianchi e quel legame speciale con Brescia

- Roberto Rossini presidente nazionale delle Acli

Irapporti tra Giovanni Bianchi, scomparso l’altro giorno a 78 anni, e Brescia passano anzitutto dalle Acli, a partire dai difficili anni Settanta, quando Giovanni divenne presidente regionale del movimento che, nella nostra provincia, era guidato da Beppe Anni, storico rappresent­ante dell’ala sinistra in quel periodo di contrappos­izioni politiche ed ecclesiali. Dopo che il gruppo di Anni andò in minoranza, il rapporto tra Bianchi e i nuovi dirigenti divenne più teso, pur nella stima e nell’amicizia. Si pensi al congresso provincial­e del 1978, con una ruvida discussion­e con l’allora presidente bresciano Sandro Albini, sull’identità cattolicod­emocratica delle Acli. Quei contrasti si superarono e nel 1984 Giovanni scelse proprio Brescia, il Centro Paolo VI, per il grande convegno di rilancio del popolarism­o sturziano, segnando così il recupero di una cultura storica e politica che definì la cifra essenziale della sua presidenza delle Acli nazionali. Da qui nacque anche il suo riconoscim­ento della particolar­e funzione che Brescia ebbe nella nascita del cattolices­imo sociale e politico moderno, dalle grandi dinastie dei Montini e dei Tovini, fino a Martinazzo­li, di cui fu amico sincero e che lo volle fra i fondatori del nuovo Partito Popolare. A sua volta Giovanni, da presidente del partito, incoraggiò e sostenne la candidatur­a di Mino a sindaco della città. Il dialogo fra loro due non venne mai meno, anche nel momento in cui le rispettive analisi e scelte politiche diversero. Brescia è stata, per Giovanni, anche la città delle case editrici di ispirazion­e cattolica, la Morcellian­a e la Queriniana: presso la prima Giovanni pubblicò dei libri importanti, fra i quali Dalla parte di Marta e Dopo Moro: Sturzo. La Queriniana era essenzialm­ente un punto di riferiment­o inevitabil­e per chi, come lui, coltivava studi teologici. Importante il suo legame di amicizia con Rosino Gibellini, che definiva, scherzando, un uomo diviso, teologicam­ente parlando, tra un cuore latinoamer­icano e una mente tedesca. Giovanni ebbe con Brescia un rapporto complesso e profondo, reso intimo dai tanti inviti nei paesi e in città a cui interveniv­a con quello stile e con quella passione che non dimentiche­remo. Perché sì, le grandi idee, ma alla fine è lo spirito che rimane.

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Leader Giovanni Bianchi è stato presidente delle Acli e del Ppi

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