Il Soprintendente: Kapoor? A Roma
Stolfi: l’abbiamo inviato oggi, sarebbe stata un’operazione di forte richiamo
Martedì il sindaco Emilio Del Bono ha chiuso il Kapoor-gate dopo «una valutazione attenta con assessori e dirigenti». L’allestimento disegnato dall’artista per la Pinacoteca, una trama di tessuti grigi, rossi e blu per le pareti, è stato cestinato per non sforare su tempi e costi: la Loggia non vuole posticipare la riapertura della Tosio Martinengo, prevista a febbraio 2018, di un minuto, e non intende pagare preventivi eccessivi per l’opera (nonostante l’artista non chieda una sterlina di cachet). Bozze, disegni e appunti sul progetto di Kapoor erano già stati approvati dal soprintendente Giuseppe Stolfi.
Soprintendente, prima che il sindaco rinunciasse all’allestimento, a che punto era il progetto?
«Avevamo fatto varie riunioni e sopralluoghi, ma ancora non ci era arrivato il progetto esecutivo: le variazioni e le modifiche che avevamo autorizzato avrebbero dovuto essere riunite in una variante. La settimana scorsa, il direttore generale del Comune ci ha mandato il progetto artistico chiedendoci di inoltrarlo al Ministero per un parere squisitamente culturale: ha fatto espressamente riferimento all’opportunità di interessare Roma».
Del Bono ha cestinato il progetto, lo invierete comunque al Ministero?
«L’abbiamo spedito alla direzione generale per l’Architettura e l’arte contemporanea oggi (ieri per chi legge, ndr)».
Kapoor non avrebbe chiesto un cachet, ma pare che il preventivo dell’allestimento arrivi a 600 mila euro (Iva esclusa): è certo che il presidente di Brescia Musei Massimo Minini e il suo direttore Luigi Di Corato abbiano cercato di indurre in tentazione Maurizio Zanella, di Ca’ del Bosco, per una sponsorizzazione, e stessero cercando di reclutare altri mecenati. L’interessamento del Ministero, anche se solo culturale, avrebbe potuto portare altri fondi?
«La direzione di Arte contemporanea ha a disposizione dei fondi, ma non avrebbero potuto essere assegnati al progetto per tempo».
I capolavori della collezione dovrebbero tornare in Pinacoteca a febbraio 2018: il sindaco avrebbe rinunciato alla tappezzeria d’artista per evitare di dover posticipare l’apertura. Il rallentamento dei cantieri era inevitabile se si fosse deciso di proseguire con Kapoor?
«I tempi non rientrano nel nostro controllo, è una domanda che non mi compete: è immaginabile che potesse esserci uno sforamento, certo, ma forse sarebbe stato possibile anche rispettare i tempi previsti».
Al Corriere, Massimo Minini, il presidente di Brescia Musei ha detto, testuale: «L’allestimento di Kapoor, per Brescia, avrebbe potuto essere il terzo grande colpo dopo Christo e Paladino: è uno dei top, mediaticamente sarebbe stata una bomba». Il suo parere?
«È certo che da un punto di vista mediatico sarebbe stata un’operazione di forte richiamo, vista la grande levatura internazionale dell’artista. Lo dico da osservatore, non da funzionario».
Pinacoteca Per il funzionario forse i tempi previsti per l’apertura potevano essere rispettati