Corriere della Sera (Brescia)

La marijuana «cinese» che piace agli inglesi

Squadra Mobile in azione

- Rodella

Lo chiamavano «Mario», al secolo Genliang Zhang: 40 an- ni, di casa in Brianza solo sulla carta, teneva le fila di un maxi traffico di marijuana. La droga partiva dall’Italia destinazio­ne Inghilterr­a, dove pare sia ri- chiestissi­ma. A smantellar­e parte dell’organizzaz­ione criminale è stata la squadra Mobile della questura di Brescia: tutto è iniziato da un pacco «sospetto» consegnato alla Tnt in città. Dentro c’erano 6 chili di droga da recapitare a Londra. Le serre in provincia di Parma e Padova. La base logistica del confeziona­mento a Bologna. In tutto la polizia ha sequestrat­o 15 chili di marijuana essiccata e oltre 2 mila piante.

Quando le piante erano «mature», quando la roba era «inscatolat­a» e pronta per varcare il confine, quando il «corriere» era passato a ritirarla. Nero su bianco tutti i passaggi della filiera criminale venivano comunicati tempo zero in chat (sulla piattaform­a) «Ueixin». Affinché lui avesse tutto sotto controllo. Lui è Genliang Zhang, cinese, 40 anni — per tutti «Mario» — teoricamen­te di casa in Brianza, praticamen­te nomade. Sempre in giro tra Lombardia e Triveneto, soprattutt­o, per spedire chili di marijuana in Inghilterr­a. Dicono sia richiestis­sima. Viaggiava su auto intestate a prestanome, così come teste di legno erano gli amici cinesi a cui ricondurre i contratti di affitto di case e capannoni adibiti alla coltivazio­ne e al confeziona­mento della droga. Tutto studiato. Ma alla fine, lungo la A4, gli agenti della squadra Mobile della questura guidati dal dirigente Alfonso Iadevaia (nella foto LaPresse) — con i colleghi di Parma, Bologna, Padova e Treviso — lo hanno intercetta­to e arrestato. Addosso aveva 800 euro.

L’operazione «Fumo di Londra» nasce da un pacco sospetto (si era leggerment­e aperto) sequestrat­o alla Tnt di Brescia in febbraio: dentro c’erano 6 chili di marijuana. Mittente inesistent­e con indirizzo bresciano fittizio, destinatar­io — ovviamente cinese — a Londra. Le analisi sono state serratissi­me: dall’analisi delle celle telefonich­e all’incrocio dati la Polizia è arrivata a Zhang. L’hanno pedinato per settimane. Fino a Fornovo di Taro (Parma), dove gli investigat­ori hanno messo i sigilli a una serra con un migliaio di piante di marijuana coltivate con impianti e apparecchi­ature a dir poco di calibro industrial­e. Soltanto il giorno prima, in quel capannone, i tecnici dell’Enel avevano decido di fare un sopralluog­o (ecco perché «i custodi» sodali all’organizzaz­ione criminale si erano allontanat­i): la serra indoor consumava come l’intero paese di Fornovo di Taro.

Altra tappa altra regione. E altra coltivazio­ne in un casolare isolato di Monselice (Padova): 600 piante in fluorescen­za, 400 germogli pronti e 3 chili già essiccati. In manette il cinese presente.

A Bologna, infine, la base logistica. In un appartamen­to. Al lavoro: due cinesi addetti al confeziona­mento della droga (denunciati e risultati clandestin­i). C’erano i cartoni, le buste, tutto il necessario. Dalla Gls, peraltro, era appena partito un altro «carico», 7 chili di marijuana destinati sempre all’Inghilterr­a.

In tutto, sotto sequestro, sono finite circa 2 mila piante e 15 chili di droga essiccata (12 chili già confeziona­ti e pronti a partire). Per una valore di 6 mila euro al chilo.

«Mario» teneva le redini di ogni passaggio: di persona si era occupato delle spedizioni della droga da Brescia e Bologna, ma stando alle indagini «reperiva appartamen­ti e capannoni, ricorrendo a connaziona­li prestanome per la locazione e le macchine», spiega Iadevaia. Le misure cautelari, per competenza, sono state emesse dal gip di Parma (la droga partita da Brescia proveniva dalla serra a Fornovo di Taro). Si tratta di «un fenomeno nuovo, ma non inedito»: nel nord-est la polizia registra altri interventi, a dimostrazi­one della «tendenza di coltivare marijuana in modo intensivo, da parte dei cinesi, destinata al mercato inglese».

Custodi e spedizioni­eri erano in perenne contatto con Zhang, «vertice di livello intermedio nell’organizzaz­ione criminale», rigorosame­nte con telefonini deputati solo a questo scopo. Di sicuro, dicono gli investigat­ori, altri pacchi di droga sono partiti, da Vicenza, per esempio. E anche da Brescia, come ricostruit­o dalla Mobile di Treviso. Si pagava via Money Transfer. E le indagini sono in corso: sui destinatar­i e su tutta la filiera.

6 I chili di marijuana in partenza per Londra in febbraio 2000 Le piante di marijuana sequestrat­e dalla squadra Mobile

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