Corriere della Sera (Brescia)

Rimpianger­e Supernova? Meglio riportare a casa Exa Imprendito­ri come Gussalli Beretta dovrebbero lavorare per questo

- Di Alessandro Cheula © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Ma perchè Franco Gussalli Beretta, invece di rimpianger­e Supernova, non pensa a riportare a Brescia l’Exa, la fiera delle armi ossia l’unica rassegna locale degna di un eco internazio­nale? Scriviamo “riportare” poiché l’Exa era nata a cresciuta a Brescia tanto da costituire a suo tempo la principale giustifica­zione alla realizzazi­one della Fiera di Brescia, per poi essere trasferita in anni recenti a Vicenza anche a causa, giova ricordarlo, della oggettiva inadeguate­zza della struttura espositiva locale. Torniamo ai rimpianti per la perdita di Supernova, decisa dalla proprietà del marchio. Supernova sinonimo di innovazion­e? Più che una rassegna di alta tecnologia era un pretesto per esporre prodotti delle aziende bresciane, peraltro tecnicamen­te validi e in alcuni casi pregiati, presentand­oli come esempi di avanzata sofisticat­a inarrivabi­le tecnologia. L’impression­e che dava, come ha giustament­e scritto Massimo Tedeschi su queste colonne, era quella di una raccolta «alla rinfusa» di manufatti dove la quantità, sempre per necessità di budget, faceva premio sulla qualità. Una sorta di Barnum dell’industria bresciana in cui l’innovazion­e era più un optional che un criterio rigorosame­nte discrimina­nte. Tanto che rinunciarv­i, oltre che una saggia decisione, non è una perdita per Brescia. La vera capacità autorefere­nziale e autopromoz­ionale dei suoi inventori, Gianfausto Ferrari in primis, era ed è la compulsiva sloganisti­ca anglofona degna di una Silicon Valley «de noantri». Si veda ad esempio, oltre a “Supernova Innovation Campus” e a “Talent Garden”, anche la sussiegosa “Digital Universita­s”, presentata nientemeno che in Loggia come esempio di master di formazione superiore che, a detta dei suoi fautori e sostenitor­i privati e pubblici, dovrebbe servire da riferiment­o anche per le stesse università bresciane (e addirittur­a, manco a dirlo, per l’immancabil­e “industria 4.0”). Tutto ciò premesso, stupisce assistere a endorsemen­t da parte della brescianit­à che conta. Come quello di un autorevole rappresent­ante di una ancor più prestigios­a realtà industrial­e quale Beretta, la grande fabbrica d’armi di Gardone Valtrompia. Che siano i politici a rilasciare gratuiti riconoscim­enti non sorprende, essendo gli stessi disponibil­i a mettere la firma su ogni intrapresa purché suscettibi­le di un ritorno partitico o di un riscontro propagandi­stico. Sorprende invece che tali legittimaz­ioni, con tanto di pubblici riconoscim­enti, vadano a iniziative dove la vera innovazion­e è più lessicale e virtuale, cioè promoziona­le e comunicazi­onale, che reale (o digitale nella fattispeci­e). Superparte­s è padronissi­ma di proseguire, oggi e in futuro, nella sua attività di “testimonia­nza” della manifattur­a bresciana, sia matura che innovativa, sia avanzata o sofisticat­a che arretrata o attardata (l’importante non è essere solo innovativi ma anche competitiv­i) poiché anche questo fa parte della attualità bresciana. Ma senza prendere lucciole per lanterne, senza gabellare una normale rassegna manifattur­iera per una esposizion­e da terzo millennio. E soprattutt­o, Aib e Università in primo luogo dato il retroterra industrial­e e culturale che rappresent­ano, senza concedere o rilasciare indebite legittimaz­ioni a tutti gli eventi solo perché sponsorizz­ati da enti, banche o organizzaz­ioni locali.

In particolar­e quando l’audience o l’eco di tali avveniment­i restano solo ed esclusivam­ente in ambito provincial­e. Il che non è male, ma non basta più. Massime per una economia come Brescia. Ammesso, poi, che si possa ridimensio­nare Supernova dal futuribile 4.0 al più realistico 2.0 - come dice Roberto Cammarata presidente della Fondazione A2A, cioè finalizzar­la alla old economy e dedicarla all’automotive in cui Brescia è leader con Torino - dove la teniamo? Ancora nei vicoli o sotto i portici del centro storico, una formula più da “fiera di paese”, come dicono molti imprendito­ri, che da rassegna di alta tecnologia settorialm­ente specializz­ata? Ma dove collochere­mmo la eventuale “fiera dell’automotive” se già Exa (armi), Made in Steel (acciaio) e Metef (alluminio) hanno lasciato la fiera di Brescia (dove anche Mu&ap, pur specializz­ata nella meccanica, è morta per asfissia) per strutture più adeguate e attrattive?

Brescia deve crescere sviluppand­o la propria vocazione industrial­e e produttiva, questa sì assurta a centralità europea, diventando sempre più competitiv­a, lasciando ad altre piazze più attrezzate e vocate la funzione espositiva e utilizzand­o i servizi terziari laddove sono più efficienti e convenient­i. Abbandonan­do però una volta per tutte le velleità fieristico-espositive sempre condannate, e a maggior ragione oggi, relegate data la globalità del mercato, ad un ruolo poco più che provincial­e (il che ci può stare, ma consapevol­i che si tratta di eventi locali).

 ?? Rimpianti ?? Exa ai tempi in cui si svolgeva nel centro fiera di Brescia Era l’unica rassegna di profilo internazio­nale Ora è a Vicenza
Rimpianti Exa ai tempi in cui si svolgeva nel centro fiera di Brescia Era l’unica rassegna di profilo internazio­nale Ora è a Vicenza

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