Rimpiangere Supernova? Meglio riportare a casa Exa Imprenditori come Gussalli Beretta dovrebbero lavorare per questo
Ma perchè Franco Gussalli Beretta, invece di rimpiangere Supernova, non pensa a riportare a Brescia l’Exa, la fiera delle armi ossia l’unica rassegna locale degna di un eco internazionale? Scriviamo “riportare” poiché l’Exa era nata a cresciuta a Brescia tanto da costituire a suo tempo la principale giustificazione alla realizzazione della Fiera di Brescia, per poi essere trasferita in anni recenti a Vicenza anche a causa, giova ricordarlo, della oggettiva inadeguatezza della struttura espositiva locale. Torniamo ai rimpianti per la perdita di Supernova, decisa dalla proprietà del marchio. Supernova sinonimo di innovazione? Più che una rassegna di alta tecnologia era un pretesto per esporre prodotti delle aziende bresciane, peraltro tecnicamente validi e in alcuni casi pregiati, presentandoli come esempi di avanzata sofisticata inarrivabile tecnologia. L’impressione che dava, come ha giustamente scritto Massimo Tedeschi su queste colonne, era quella di una raccolta «alla rinfusa» di manufatti dove la quantità, sempre per necessità di budget, faceva premio sulla qualità. Una sorta di Barnum dell’industria bresciana in cui l’innovazione era più un optional che un criterio rigorosamente discriminante. Tanto che rinunciarvi, oltre che una saggia decisione, non è una perdita per Brescia. La vera capacità autoreferenziale e autopromozionale dei suoi inventori, Gianfausto Ferrari in primis, era ed è la compulsiva sloganistica anglofona degna di una Silicon Valley «de noantri». Si veda ad esempio, oltre a “Supernova Innovation Campus” e a “Talent Garden”, anche la sussiegosa “Digital Universitas”, presentata nientemeno che in Loggia come esempio di master di formazione superiore che, a detta dei suoi fautori e sostenitori privati e pubblici, dovrebbe servire da riferimento anche per le stesse università bresciane (e addirittura, manco a dirlo, per l’immancabile “industria 4.0”). Tutto ciò premesso, stupisce assistere a endorsement da parte della brescianità che conta. Come quello di un autorevole rappresentante di una ancor più prestigiosa realtà industriale quale Beretta, la grande fabbrica d’armi di Gardone Valtrompia. Che siano i politici a rilasciare gratuiti riconoscimenti non sorprende, essendo gli stessi disponibili a mettere la firma su ogni intrapresa purché suscettibile di un ritorno partitico o di un riscontro propagandistico. Sorprende invece che tali legittimazioni, con tanto di pubblici riconoscimenti, vadano a iniziative dove la vera innovazione è più lessicale e virtuale, cioè promozionale e comunicazionale, che reale (o digitale nella fattispecie). Superpartes è padronissima di proseguire, oggi e in futuro, nella sua attività di “testimonianza” della manifattura bresciana, sia matura che innovativa, sia avanzata o sofisticata che arretrata o attardata (l’importante non è essere solo innovativi ma anche competitivi) poiché anche questo fa parte della attualità bresciana. Ma senza prendere lucciole per lanterne, senza gabellare una normale rassegna manifatturiera per una esposizione da terzo millennio. E soprattutto, Aib e Università in primo luogo dato il retroterra industriale e culturale che rappresentano, senza concedere o rilasciare indebite legittimazioni a tutti gli eventi solo perché sponsorizzati da enti, banche o organizzazioni locali.
In particolare quando l’audience o l’eco di tali avvenimenti restano solo ed esclusivamente in ambito provinciale. Il che non è male, ma non basta più. Massime per una economia come Brescia. Ammesso, poi, che si possa ridimensionare Supernova dal futuribile 4.0 al più realistico 2.0 - come dice Roberto Cammarata presidente della Fondazione A2A, cioè finalizzarla alla old economy e dedicarla all’automotive in cui Brescia è leader con Torino - dove la teniamo? Ancora nei vicoli o sotto i portici del centro storico, una formula più da “fiera di paese”, come dicono molti imprenditori, che da rassegna di alta tecnologia settorialmente specializzata? Ma dove collocheremmo la eventuale “fiera dell’automotive” se già Exa (armi), Made in Steel (acciaio) e Metef (alluminio) hanno lasciato la fiera di Brescia (dove anche Mu&ap, pur specializzata nella meccanica, è morta per asfissia) per strutture più adeguate e attrattive?
Brescia deve crescere sviluppando la propria vocazione industriale e produttiva, questa sì assurta a centralità europea, diventando sempre più competitiva, lasciando ad altre piazze più attrezzate e vocate la funzione espositiva e utilizzando i servizi terziari laddove sono più efficienti e convenienti. Abbandonando però una volta per tutte le velleità fieristico-espositive sempre condannate, e a maggior ragione oggi, relegate data la globalità del mercato, ad un ruolo poco più che provinciale (il che ci può stare, ma consapevoli che si tratta di eventi locali).