Suoni en plein air Rivive la memoria della Resistenza
Sussurri interrotti. Frequenze radio in sottofondo, voci aggrovigliate, lettere di uomini condannati a morte e persone che camminano sospinte dall’eco dei tamburi, inseguendo ricordi slabbrati: la resistenza della memoria. Frammenti di storia, suggestioni e racconti intimi affiorano in una passeggiata imbevuta di rumori nella fossa dei Martiri, in Castello, e in una camminata sui Ronchi, con il pubblico bendato che annaspa nel buio: una quarantina di studenti dell’accademia Santa Giulia, allievi di Mauro Montalbetti e Fabrizio Saiu, entrambi docenti di Progettazione spazi sonori, hanno ricordato la Resistenza senza l’enfasi della retorica. Dal progetto «Paesaggi sonori della memoria» condiviso con Anpi, Fiamme Verdi e Aref, sono scaturite due performance in cui storie autobiografiche e ricordi trapelano in due luoghi-simbolo della lotta partigiana bresciana, il Castello e la località Goletto, in Maddalena, e si diffondono attraverso un suono artefatto contaminato dagli echi naturali dello spazio. Cincta, il 7 ottobre in fossa Martiri (dalle 14 alle 15), inizia con le lettere dei condannati a morte recitate sulla soglia: seguendo il ritmo delle percussioni, gli spettatori intraprendono un viaggio nel ricordo che allude a una ricerca storica e sentimentale. «Blind memories», il giorno dopo, in Maddalena (dalle 15.30 alle 16.30: il bus navetta va prenotato alla mail info@aref-brescia.it) è stata suggestionata da una foto in bianco e nero di partigiani che camminano nella neve, in fila, senza conoscere la propria destinazione: «È la cecità dello sguardo rispetto all’azione» spiega Saiu. Se Montalbetti ritiene questa sperimentazione «un atto molto coraggioso», per Giulio Ghidotti, dell’Anpi, «non è memoria della conservazione, ma ricerca attiva e, nell’etimologia del termine, ritorno alla sintonia». Roberto Ferrari, dell’Aref, dice che «stiamo tentando di avviare una strada nuova, nonostante l’atteggiamento di conservatorismo della città e le difficoltà che abbiamo incontrato. Vorremmo costruire una pratica di democrazia». Celeste Lombardi è tra gli studenti che hanno concepito Cincta: «La cosa più difficile è stata immedesimarsi nella storia senza banalizzare l’argomento». Il progetto potrebbe non estinguersi in due giorni: «Lo vorremmo sviluppare» fa sapere Ilaria Manzoni, vice direttore di Hdemia Santa Giulia.