IL BILANCIO
Chi furono i più coraggiosi? «Sicuramente madre Carmela Zaninoni, allora superiore generale delle Ancelle». Non ci fu qualche suggeritore? «Monsignor Giacomo Canobbio e il vescovo Giulio Sanguineti». Come fu la fase di avvio? «I patti parasociali prevedevano la Consulta dei fondatori, formata dai quattro legali rappresentanti degli enti fondatori, e all’inizio un Cda informale in cui entravano due ulteriori rappresentanti di ogni soggetto fondatore». Lei venne proposto da mons. Canobbio? «L’avevo incontrato a una cena e, non conoscendolo, feci una gaffe e gli chiesi che lavoro faceva. Dopo due mesi mi chiamò e mi propose di entrare nel Cda della nuova Fondazione. Con me venne nominato dalla diocesi Remo Bernacchia. I patti parasociali prevedevano che il presidente del primo triennio toccava alla diocesi, poi a rotazione agli altri. Al momento della designazione Remo disse che non se la sentiva, e così toccò a me».
Il rapporto paritario fra i 4 soci fa di Poliambulanza, di fatto, una public company…
«È così. Una public company che ha funzionato molto bene, a livello di consulta dei fondatori, di Cda e di attività sanitaria. Lo spirito contrassegnato dall’atto di coraggio dei fondatori è rimasto. Quando incontrai mons. Sanguineti mi fece tre raccomandazioni: tener viva l’ispirazione di Santa Maria Crocifissa di Rosa, tener viva la brescianità. Poi aggiunse: Se riesce anche a far quadrare i conti è una bella cosa…». L’avvio non fu facilissimo. «Dedicai i primi mesi alla comprensione dell’azienda-Poliambulanza. Capii che il corpo della Poliambulanza aveva un fortissimo senso di appartenenza, oltre alle capacità tecniche. La sfida era salvaguardare l’identità, il patrimonio di quel corpo: capii che si poteva fare solo unendo spirito cristiano e metodologia aziendalistica estremamente rigorosa».
Una scelta coraggiosa fu quella di chiamare Enrico Zampedri come direttore generale.
«È così. Lo presi dal settore industriale. Quando lo proposi al rettore Ornaghi e a madre Carmela mi diedero del matto: mettere un ingegnere gestionale che veniva da una fabbrica di frigoriferi alla guida di un ospedale...».
Invece ha funzionato. E l’altra scelta coraggiosa più difficile?
«Sicuramente l’acquisizione del Sant’Orsola.
Spirito identitario Con quattro fondatori paritari siamo una Public company. Il mandato di Sanguineti: mantenere lo spirito della fondatrice e la brescianità e far quadrare i conti Concorrenza La competizione con il Civile è forte, abbiamo lo stesso numero di accessi al pronto soccorso. Noi non parliamo mai male degli altri, ma la cosa non credo sia reciproca Università All’origine ci fu un patto fra gentiluomini fra Ornaghi e Preti per non creare concorrenza fra Cattolica e Statale su Medicina. Con Tira s’è creato un feeling nuovo