Centrale del latte «È strategica per la salute»
La Loggia confida in una deroga ad hoc del Governo
Una deroga alla legge Madia per l’elevata qualità dei prodotti della Centrale del Latte. È su questo che hanno puntato il sindaco Emilio Del Bono e il presidente della Centrale Franco Dusina incontrando a Roma il sottosegretario Maria Elena Boschi. Anche il direttore generale del Civile Ezio Belleri è pronto a certificare il ruolo chiave dei prodotti di Centrale. In mancanza di deroga la Loggia lavora alla quotazione in Borsa.
Il presidente della Centrale del Latte di Brescia, Franco Dusina, nell’accompagnare il sindaco Del Bono all’incontro con il sottosegretario Maria Elena Boschi, ha usato una carta molto convincente. Non solo i floridi conti della storica azienda, grazie ai quali il primo cittadino ha chiesto una deroga alla legge Madia (che impone il taglio delle società partecipate non «strategiche») ma anche la qualità dei suoi prodotti; yogurt, latte e mozzarelle senza Pcb e aflatossine, grazie ai rigorosi controlli dei laboratori interni.
«La Boschi ci ha promesso che quando tornerà a Brescia verrà ad assaggiare latte e formaggi della Centrale» commenta Dusina. Dicono che il sottosegretario abbia già capito quanto valga la Centrale per Brescia. «Dal punto di vista dell’educazione alimentare e della garanzia sulla salubrità dei cibi» spiega l’assessore al Bilancio Paolo Panteghini. Tant’è che lo stesso direttore generale dell’Asst Spedali Civili, Ezio Belleri, si è detto pronto a certificare al governo il ruolo chiave, anche in termini di tutela della salute pubblica, che ricopre la Centrale. Un aspetto non secondario nella Brescia delle tante criticità ambientali. Un aspetto che però non è contemplato dalla legge Madia, ma che dice di quanto la Loggia sia intenzionata a tenersi la sua controllata. «La risposta da Roma deve arrivare entro fine anno» spiega l’assessore Paolo Panteghini. La Loggia confida in un decreto «ad hoc» per Brescia del presidente Gentiloni. «Dopo le tante richieste fatte e mai accolte per rinegoziare il mutuo con Cassa Depositi e Prestiti forse un aiuto a questa città il governo lo può dare». Dipende però quante richieste di deroga saranno arrivate alla presidenza del Consiglio dei ministri. Se sotto la ventina si aprirebbero spiragli positivi per Brescia. Anche se salvando la Centrale potrebbero innescarsi i ricorsi di altri enti locali con controllate in attivo (che sciaguratamente nella legge vengono equiparate a quelle in rosso).
La Loggia però sta preparando il piano «B». Ovvero la quotazione sul segmento Aim di Borsa Italiana: «la pratica va approntata entro il 27 marzo» aggiunge l’assessore. In questo caso però dovrebbe comunque mettere sul mercato una bella fetta del suo 51% di azioni. Almeno il 30%. Come fare per mantenere il controllo pubblico? «Daremmo valore triplo alle vecchie azioni, emettendone delle nuove con valore “uno” cosicché la Loggia avrebbe sempre la maggioranza dei voti nel cda».
Ieri in commissione bilancio l’ex sindaco Adriano Paroli, affiancato dai suoi compagni di partito Giorgio Maione e Mattia Margaroli hanno riproposto l’opzione della fondazione, chiedendo di inserirla nella delibera che si discuterà venerdì in consiglio comunale. Francesco Onofri (Piattaforma Civica) ha però spiegato che la fondazione pubblica non è permessa dalla legge Madia ma è percorribile la strada della fondazione privata. In estrema sintesi: servirebbe una cordata di imprenditori disposti a spendere 30 milioni e rilevare le azioni della Loggia, ma con il vincolo di dover versare ogni anno al Comune assegni a più zeri per fini di pubblica utilità. «Ma non è opportuno inserire anche questa opzione in delibera, perché indebolirebbe la richiesta di deroga alla legge Madia fatta al governo» commenta Laura Gamba (M5S). Posizione condivisa da Onofri e da tutto il Pd. E se la Loggia di fronte ad un niet del governo decidesse di non vendere? «Ci sono sanzioni pecuniarie di mezzo milione di euro» dice Panteghini. Quasi quasi...
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