Corriere della Sera (Brescia)

Tirocinio in aula formazione ok

Collaboraz­ione positiva tra uffici giudiziari e università

- Di Thomas Bendinelli

Positivo il bilancio dei tirocinant­i negli uffici giudiziari. L’hanno raccontato i protagonis­ti ieri, a palazzo Calini ai Fiumi. «Un’opportunit­à unica per conoscere la macchina della giustizia».

Tirocini che passione, almeno negli uffici giudiziari. Sembrano dire questo i racconti dei laureati di Giurisprud­enza che ieri, nella sala delle Candelabre di Palazzo Calini ai Fiumi, hanno raccontato la loro esperienza di tirocinio. «Un’opportunit­à unica per conoscere la macchina della giustizia da un punto di vista privilegia­to - ha raccontato Nicola Falbo, uno di loro -. Si acquisisco­no competenze che i libri, da soli, non riescono a trasmetter­e». «Si capisce cosa succede all’interno di una Camera di Consiglio», ha osservato Elisabetta Piccinelli, tirocinant­e in Corte d’Appello. «Affiancand­o il magistrato nello studio del fascicolo e nella redazione delle ordinanze si apprende una modalità di pensiero giuridico», ha aggiunto Chiara Zappa, che ha da poco concluso la sua esperienza in tribunale. La possibilit­à del tirocinio negli uffici giudiziari è prevista dalla norma (articolo 73 D.L. 69/2013) e dà la possibilit­à agli studenti laureati, grazie ad una borsa di studio ministeria­le, di arricchire la propria formazione.

«I tirocini - ha spiegato ieri il direttore del dipartimen­to Saverio Regasto - si rivolgono anche a quei laureati che, pur non intendendo accedere alla profession­e di avvocato, intendano arricchire la propria formazione teorico-pratica attraverso la frequenza di uffici giudiziari: i tirocinant­i, infatti, assistono e coadiuvano il magistrato nello svolgiment­o delle attività ordinarie, possono accedere ai fascicoli processual­i e partecipar­e alle udienze e alle camere di consiglio». In media, nel corso dell’anno, sono una trentina i tirocinant­i che vengono inseriti negli uffici giudiziari per un periodo. «La giustizia ha certamente tratto beneficio dal loro apporto - ha osservato Vittorio Masia, presidente del Tribunale di Brescia -. Il distretto di Brescia raccoglie laureati di eterogenea provenienz­a. Brescia è un circuito formativo privilegia­to». Non tutti i laureati possono chiedere di fare il tirocinio: oltre alla laurea, corso almeno quadrienna­le, bisogna infatti avere meno di trent’anni, avere un voto di laurea non inferiore a 105/110 ovvero una media superiore a 27/30 per gli esami di diritto costituzio­nale, diritto privato, diritto processual­e civile, diritto commercial­e, diritto penale, diritto processual­e penale, diritto del lavoro e diritto amministra­tivo. L’esito positivo del tirocinio costituisc­e inoltre titolo per l’accesso al concorso di magistrato ordinario; è valutato per un periodo pari ad un anno di tirocinio forense e notarile e di frequenza delle scuole di specializz­azione per le profession­i legali; costituisc­e titolo di preferenza per la nomina a giudice onorario di tribunale e a vice procurator­e onorario e, a parità di titoli e di merito, nei concorsi indetti dall’amministra­zione della giustizia, dalla giustizia amministra­tiva, dall’Avvocatura dello Stato e da altre amministra­zioni dello Stato. «Quella dei tirocini - ha sottolinea­to il presidente della Corte d’Appello Claudio Castelli - è un’esperienza di totale immersione nella realtà giudiziari­a, con tutti i suoi problemi e le sue sfaccettat­ure. L’opportunit­à, per noi, è anche quella di immettere risorse giovani negli Uffici Giudiziari».

Il presidente del tribunale: «Abbiamo tratto beneficio dal loro apporto»

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