Tirocinio in aula formazione ok
Collaborazione positiva tra uffici giudiziari e università
Positivo il bilancio dei tirocinanti negli uffici giudiziari. L’hanno raccontato i protagonisti ieri, a palazzo Calini ai Fiumi. «Un’opportunità unica per conoscere la macchina della giustizia».
Tirocini che passione, almeno negli uffici giudiziari. Sembrano dire questo i racconti dei laureati di Giurisprudenza che ieri, nella sala delle Candelabre di Palazzo Calini ai Fiumi, hanno raccontato la loro esperienza di tirocinio. «Un’opportunità unica per conoscere la macchina della giustizia da un punto di vista privilegiato - ha raccontato Nicola Falbo, uno di loro -. Si acquisiscono competenze che i libri, da soli, non riescono a trasmettere». «Si capisce cosa succede all’interno di una Camera di Consiglio», ha osservato Elisabetta Piccinelli, tirocinante in Corte d’Appello. «Affiancando il magistrato nello studio del fascicolo e nella redazione delle ordinanze si apprende una modalità di pensiero giuridico», ha aggiunto Chiara Zappa, che ha da poco concluso la sua esperienza in tribunale. La possibilità del tirocinio negli uffici giudiziari è prevista dalla norma (articolo 73 D.L. 69/2013) e dà la possibilità agli studenti laureati, grazie ad una borsa di studio ministeriale, di arricchire la propria formazione.
«I tirocini - ha spiegato ieri il direttore del dipartimento Saverio Regasto - si rivolgono anche a quei laureati che, pur non intendendo accedere alla professione di avvocato, intendano arricchire la propria formazione teorico-pratica attraverso la frequenza di uffici giudiziari: i tirocinanti, infatti, assistono e coadiuvano il magistrato nello svolgimento delle attività ordinarie, possono accedere ai fascicoli processuali e partecipare alle udienze e alle camere di consiglio». In media, nel corso dell’anno, sono una trentina i tirocinanti che vengono inseriti negli uffici giudiziari per un periodo. «La giustizia ha certamente tratto beneficio dal loro apporto - ha osservato Vittorio Masia, presidente del Tribunale di Brescia -. Il distretto di Brescia raccoglie laureati di eterogenea provenienza. Brescia è un circuito formativo privilegiato». Non tutti i laureati possono chiedere di fare il tirocinio: oltre alla laurea, corso almeno quadriennale, bisogna infatti avere meno di trent’anni, avere un voto di laurea non inferiore a 105/110 ovvero una media superiore a 27/30 per gli esami di diritto costituzionale, diritto privato, diritto processuale civile, diritto commerciale, diritto penale, diritto processuale penale, diritto del lavoro e diritto amministrativo. L’esito positivo del tirocinio costituisce inoltre titolo per l’accesso al concorso di magistrato ordinario; è valutato per un periodo pari ad un anno di tirocinio forense e notarile e di frequenza delle scuole di specializzazione per le professioni legali; costituisce titolo di preferenza per la nomina a giudice onorario di tribunale e a vice procuratore onorario e, a parità di titoli e di merito, nei concorsi indetti dall’amministrazione della giustizia, dalla giustizia amministrativa, dall’Avvocatura dello Stato e da altre amministrazioni dello Stato. «Quella dei tirocini - ha sottolineato il presidente della Corte d’Appello Claudio Castelli - è un’esperienza di totale immersione nella realtà giudiziaria, con tutti i suoi problemi e le sue sfaccettature. L’opportunità, per noi, è anche quella di immettere risorse giovani negli Uffici Giudiziari».
Il presidente del tribunale: «Abbiamo tratto beneficio dal loro apporto»