Referendum acqua pubblica: il Pd dirà «No»
Il sindaco Del Bono avrebbe lasciato «libertà di voto» ai suoi. Ma quasi certamente il Pd, nel consiglio comunale di venerdì, non si esprimerà a favore del referendum consultivo sull’acqua pubblica, a differenza di quanto faranno (probabilmente) le opposizioni (dalla Lega a M5S) ma anche Al Lavoro con Brescia (vicina a Sel). Va ricordato che altri 29 consigli comunali della provincia, amministrati da forze politiche non affini al partito democratico, hanno già votato sì. Il quorum è già stato raggiunto (bastavano 25 comuni ed il 3% degli elettori) e adesso un’apposita commissione della Provincia dovrà valutare l’ammissibilità del quesito. Che di fatto chiede di rivedere le scelte del Broletto (suffragate da 99 comuni), che ha scelto il sistema misto «pubblico privato» per gestire — nei prossimi 30 anni — l’intero ciclo idrico. La quota pubblica è stata affidata ad Acque Bresciane (composta da utility pubbliche come Aob2 ed entro fine anno Garda Uno); la quota privata corrisponde ai servizi oggi erogati in 71 comuni da A2A. Dovrà essere messa a gara entro il prossimo anno (la percentuale andrà dal 40 al 49%). Gara che potrebbe essere vinta dalla stessa A2A: se vincesse un’altra società dovrebbe prima liquidare alla multiutility partecipata dai comuni di Brescia e Milano il costo degli investimenti fatti negli anni sul territorio (quantificabili in circa 250 milioni). I sostenitori del Comitato Acqua Bene Comune propongono però che quei 71 comuni che hanno contratti 25ennali con A2A, passino — man mano arrivano le scadenze —in Acque Bresciane, che si accollerebbe i suoi mutui pregressi. «Così facendo però noi avremmo meno fondi a disposizione per realizzare i depuratori che servono ad evitare le multe Ue» hanno detto all’unisono il presidente di Acque Bresciane Gianluca Delbarba e Pierluigi Mottinelli, entrambi del Pd. Entrambi contrarissimi al referendum. Teoricamente ci sarebbe una terza opzione: che la Loggia si «ricomprasse» le sue reti idriche ed il depuratore vendendo una buona fetta di azioni A2A. Un’opzione che in giunta nessuno nemmeno si sogna.