Montalbetti si fa in tre
Uno spettacolo sugli emigranti, uno con Lievi e uno con Paolini
Il teatro come luogo di crescita civile, luogo capace di interrogare e raccontare meglio di altri la realtà contemporanea. Questo il filo conduttore che lega insieme tre diversi, ma ugualmente importanti, impegni del compositore bresciano Mauro Montalbetti. A cominciare dalla messa in scena della sua ultima opera teatrale «Haye. Le parole, la notte», in calendario a Reggio Emilia a fine mese, per continuare con le musiche si scena del lavoro commissionato a Cesare Lievi dalle chiese cattolica e protestante d’Austria in occasione dell’anniversario della Riforma di Lutero.
Ultimo impegno, la musica per lo spettacolo «#antropocene» di Marco Paolini, in scena al Massimo di Palermo il 9 e 10 novembre.
«Si chiude così un 2017 per me davvero intenso» dice il compositore. Partiamo da «Haye”, in scena il 29 settemIl bre e il 1 ottobre al teatro Ariosto di Reggio Emilia: «Si tratta dell’esito del mio terzo anno come compositore in residenza presso i teatri di Reggio Emilia, esperienza che ha visto la ripresa della mia opera per bambini Brimborium e ha fatto nascere due opere, Corpi eretici nel 2015 e questa».
Quale il tema di questo ultimo lavoro? «Con la regista Alina Marazzi e il librettista Alessandro Leogrande affrontiamo l’argomento dei migranti attraverso tre storie che si intrecciano. Cerchiamo così di far emergere l’umanità di queste persone, spesso descritte semplicemente come numeri. Tecnicamente, la scrittura è molto complessa: per pudore e rispetto non ho fatto riferimenti precisi alla musica afri- cana, ho voluto usare il mio linguaggio. Sul palco ci sono tre cantanti, un attore, un quartetto d’archi, un coro con otto voci soliste; in buca, sette strumenti a fiato, con un contrabbasso e un percussionista». Lo spettacolo di Lievi «Hier stehe ich – ich kann nicht anders. La mia posizione è questa» debutta invece il 5 ottobre a Klagenfurt, in Austria, per poi venire in tournee anche in Italia. «In questo caso si tratta di un lavoro con la musica elettronica, registrata e rielaborata a partire dalle incisioni di amici musicisti: Daniele Richiedei, Maurizio Rinaldi, Emanuele Maniscalco. Sono però fiero di poter dire che questa musica ha un respiro che la musica digitale non ha, perché si sente che è suonata. testo di Cesare, che riflette su cosa sia rimasto oggi delle 95 tesi di Lutero, è molto poetico e visionario. E visionaria ha cercato di essere anche la mia musica, con situazioni che trasfigurano paesaggi sonori: ci sono registrazioni del traffico, ad esempio, o anche elaborazioni dei corali di Bach, il tutto ripensato, ritrasformato».
Veniamo quindi all’impegno con Marco Paolini su un testo originale che ha per tema il rapporto tra uomo e tecnologia: «In questo caso ho scritto per un’orchestra sinfonica — spiega Montalbetti — ed ho usato un linguaggio più semplice, con musica più orecchiabile ed una scrittura tradizionale che guarda a due strade: da un lato ci sono citazioni della Passione secondo Giovanni di Bach, dall’altro il minimalismo. Paolini sarà affiancato dal rapper Frankie Hi-Nrg che farà anche piccoli interventi poetici, con la sua vocalità, su mie basi minimaliste. Questo però non significa che mi sono messo a fare rap!».
Prima assoluta Venerdì a Reggio Emilia debutta «Haye. Le parole, la notte», tre storie di migranti Collaborazioni A Klagenfurt un’opera sulla Riforma di Lutero, con «#antropocene» contaminazioni rap