Milani senatore a vita: decide Mattarella
Dalla raccolta firme al documento sull’«eroe mite» che con pazienza e perseveranza non si è arreso
Era giugno: la proposta di Roberto Cammarata (Pd) di chiedere la nomina di Manlio Milani — portavoce della casa della Memoria e dell'associazione caduti della strage di piazza Loggia — a senatore a vita iniziava a prendere piede. Soprattutto in Rete, sui social, con l’hastag #manliomilanisenatoreavita. Lui, come sempre, manteneva un basso profilo: «Mi fa piacere, ma un riconoscimento lo merita l’intera città di Brescia».
Siamo alla fine di settembre. E la raccolta firme promossa dal Comitato ad hoc è andata avanti. Tanto che lunedì dovrebbe essere formalizzata, nel foyer del teatro Sociale, con la presentazione ufficiale del documento da sottoporre all’attenzione del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella affinché ne valuti i grandi pregi sociali e culturali.
Un logo bordeaux con la frase di Manlio: «Perché fare giustizia non può e non deve risolversi solamente nell’applicazione di una pena». E un paio di cartelle: per descrivere colui che tutti noi conosciamo come «l’eroe mite» dall’umanità dirompente. Due parole chiave: pazienza e perseveranza. Manlio Milani non ha mai mollato, è sempre andato fino in fondo. E sempre nel rispetto totale della legalità, affidata alle aule di giustizia, così come nella compassione: non solo per le vittime della strage che rappresenta da quel lontano 28 maggio 1974, ma anche dei condannati. Basta ricordarlo nel 2015, al termine del processo d’appello bis a Milano dove i giudici condannarono il referente di Ordine Nuovo in Triveneto Carlo Maria Maggi e l’ex infiltrato del Sid Maurizio Tramonte all’ergastolo (poi confermato dalla Cassazione): «Sentire la parola ‘fine pena mai’ fa sempre male» sussurrò Milani.
Il capo di Stato dovrà valutare anche il lavoro enorme di Milani con i giovani, nelle scuole. O per l’apertura e la digitalizzazione degli archivi di Stato. Per l’affermazione della verità e della trasparenza sugli Anni di piombo.