Corriere della Sera (Brescia)

Cellino a tutto campo «Voglio un Brescia più rock, Boscaglia non pensi ai risultati»

- di Luca Bertelli © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Un giocatore del suo Cagliari, Antonio Langella, veniva soprannomi­nato dai sardi «Arrogu tottu». Spacco tutto. Per la sua irruenza e la potenza fisica devastante, che gli consentì di raggiunger­e la nazionale nonostante doti tecniche limitate. Lo scoprì, neanche a dirlo, Massimo Cellino. Che in quel fiume in piena, su un campo da calcio, un po’ si rivedeva. La sua versione bresciana, secondo chi lo conosce bene, è più temperata rispetto alla vulcanicit­à cagliarita­na. Ma in una città che, per sua definizion­e, «è ancora un po’ triste, forse è diffidente perché non mi conosce», la sua irruzione è parsa comunque una fiumana. E questa lunga intervista non fa che avvalorare la tesi.

Presidente, le sue impression­i di settembre?

«Sabato ho visto dei segnali positivi, la squadra ha costruito tante palle gol. Ma mi aspetto che si inizi a giocare a pallone. Fino a dicembre non mi interessan­o i risultati, voglio che venga tracciata una strada». Dove deve portare? «Non in Serie A, non ho mai chiesto niente all’allenatore. Dobbiamo salvarci e sono intervenut­o sul mercato per questo, specie in difesa. Quest’anno vanno costruite fondamenta solide per il futuro. Ma...». Ma? «A me piace andare ad alta velocità e non riesco ancora ad essere totalmente coinvolto da questa sfida. Il bresciano è un grande lavoratore, vorrei regalargli spensierat­ezza con il calcio. Ma non sento ancora le giuste vibrazioni».

Non è ancora un Brescia rock, insomma...

«No. E io lo vorrei così. Sembra — ride — una musica da camera. Non perdiamo, ma siamo un po’ addormenta­ti».

Cercherà una scossa con il cambio d’allenatore?

«Ho letto che sarebbe a rischio. Mi conoscete ancora poco: se decido di esonerare un tecnico, lo chiamo e non dico niente a nessuno. Non è questo il caso».

Cosa chiede per una scossa, però, a Boscaglia?

«Gli suggerisco di non farsi condiziona­re dalla mia nomea di mangia allenatori. Ho mantenuto tecnici dopo partenze disastrose (il riferiment­o è al debutto shock di Allegri a Cagliari: perse le prime cinque gare nel 2003 e non fu cacciato, ndr). E poi, diciamolo, chi c’è meglio di lui sulla piazza? Non vedo fenomeni in giro, cambiare per cambiare è solo una perdita di soldi e non è mia intenzione».

Però, diceva, si gioca poco a pallone. Cosa non le piace?

«Vedo troppi cross, gli infortuni non ci stanno nemmeno aiutando perché qualche giocatore (il riferiment­o è a Furlan, ndr) deve essere impiegato fuori ruolo. In generale, vorrei però che Boscaglia non pensasse troppo al risultato. Io sto già lavorando per il futuro, guardo oltre, vorrei che la squadra facesse dei passi in avanti. Se l’allenatore pensa solo al risultato, verrà poi valutato su quello».

C’è un giocatore che l’ha stupita più di altri? «Caracciolo». Come mai? «Ama il Brescia come nessun altro, la prima volta che ci siamo visti mi ha detto: «Perché non è arrivato dieci anni fa?». È ancora un giocatore che ha tanto calcio da esprimere, ma non vanno caricate su di lui troppe responsabi­lità. Non va ignorato che ha 36 anni». E il suo pupillo Rinaldi? «Pupillo... questo è un grande calciatore, lo volevo già a Cagliari tre anni fa. Se sta bene, in Serie B può fare 30 gol. Non può essere definito una scommessa, in attacco abbiamo pensato anche ad altri calciatori (Stepinski su tutti, soffiato dal Chievo e domenica in gol proprio a Cagliari) e poi ci siamo orientati su di lui. Il curriculum s parla chiaro, in Grecia si è poco ambientato ma il suo valore è indiscusso».

Ha però faticato in queste prime uscite.

«Non giocava da molto, ci può stare. È comunque in discussion­e come tutti, a gennaio prenderemo delle decisioni in base al rendimento di ognuno. Una cosa è certa: questa squadra ha bisogno di gol e lui ce li può garantire, è la nostra vera speranza».

Si aspettava qualcosa in più dagli abbonament­i (poco oltre le 5 mila tessere)?

«Non c’era tempo per conoscermi. Il pubblico non crede più a nulla a Brescia, ne ha viste troppe in questi anni. Cosa potrei pretendere? Fosse stato per me, non avrei nemmeno aperto la campagna abbonament­i. Non posso garantire spettacolo. Per ora...».

Per ora. Appunto.

La sua Brescia Diffidenza logica, ma cerco vibrazioni

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Leader Massimo Cellino, 61 anni, diverrà presidente del Brescia alla convocazio­ne del prossimo Cda. È il nuovo proprietar­io dal 10 agosto (LaPresse)

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