Corriere della Sera (Brescia)

«Per lo stadio nuovo bastano due estati»

Il nuovo proprietar­io è netto sul Rigamonti: «Va raso al suolo, non c’è niente da salvare»

- Lu.Ber. © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Non assegna punti in classifica, ma lo stadio resta un pensiero centrale per la città. Meno per Massimo Cellino, che continua ad accelerare soprattutt­o per il centro sportivo di proprietà, il primo mattone della sua svolta. Ma un’idea precisa su come dovrebbe essere lo stadio ideale, ce l’ha. Pragmatica. Discutibil­e. Anche con il sindaco.

Rispetto a due settimane fa, ci sono passi avanti relativame­nte al centro sportivo?

«Resta la priorità, certo. Abbiamo 10 opzioni da valutare, in 9 mesi al massimo possiamo chiudere. Ci sono poche società in Italia senza un centro sportivo, purtroppo la nostra è tra queste». In città o in provincia? «Sono previste entrambe le soluzioni. A me basta avere un pezzo di terra sul quale costruire. Se sarà in provincia, non dovrà essere troppo distante da Brescia».

L’incontro con il sindaco c’è poi stato?

«No, solo un abboccamen­to. Ma tengo a precisare una cosa: lo stadio è un affare tra il Comune e il Brescia Calcio, non è una questione personale tra Del Bono e Cellino».

Ha cambiato idea sul nuovo Rigamonti?

«No. Il Comune deve farsi carico di un bene della città, che può portare valore alla stessa. Fosse per me, dovrebbe costare il meno possibile. E l’affitto annuale non dovrà essere fuori portata per noi».

Quali altre caratteris­tiche dovrebbe avere?

«La capienza tra le 15 e le 20 mila unità: credo sia un compromess­o inevitabil­e».

L’ubicazione?

«Va bene l’attuale. Non va toccata, bisogna limitare i costi per parcheggi e viabilità. Ma sono, queste, tra le poche cose che salvo: è uno stadio da snellire, sembra l’anfiteatro romano di Cagliari. La struttura è vecchia, vanno cambiate pure le poltroncin­e in tribuna centrale. La gente non ci sta».

In sintesi, quale sarebbe il primo passaggio?

«Radere al suolo la struttura attuale mi pare inevitabil­e».

E quanto tempo ci vorrebbe per costruire una nuova struttura a Mompiano?

«Un paio di estati di lavori. Basta spingere sull’accelerato­re da metà maggio a fine agosto, mentre il campionato è fermo. Guardate cosa hanno fatto a Cagliari...». Resta il suo modello. «La Sardegna Arena (che è uno stadio temporaneo costruito con modelli prefabbric­ati, ndr) è la copia del mio progetto iniziale, Is Arenas. Era un gioiellino, me l’hanno copiato e costruito in tre mesi, quest’estate, nella zona dei parcheggi del Sant’Elia».

A chi affiderebb­e il progetto definitivo?

«Costano caro anche questi. Incaricher­ei un team di giovani, sono un talent scout (ride) anche in quel settore...». Se arrivasse la Serie A? «Accelerere­bbe tutto, ma prima di avere uno stadio bisogna avere una squadra. Io ora sto lavorando a questo».

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