Confessioni di viaggio
Le montagne di Franco Solina, dall’Eiger alle Ande. I ricevimenti a Kensington Palace di Roberta Valentini (in arte Penelope). La Mesopotamia e l’Africa di Mariarosa Inzoli. L’America open the mind di Ugo Gussalli Beretta. L’Africa Nera e l’Etiopia di Pierangelo Gramignola. I tatami russi di Ezio Gamba. Il deserto di Carlo Fasser. Le sale da concerto europee di Giancarlo Facchinetti. La Grecia e l’Egitto di don Renato Laffranchi. La Siria e la Parigi post attentati di Vincenzo Cottinelli.
Sfogli le pagine e srotoli un mappamondo tutt’altro che virtuale leggendo «Itinerari privati. Ritratti bresciani in un esterno» che il giornalista Ferruccio Peroni (prima Giornale di Brescia, poi gruppo Mondadori, oggi attivo nella comunicazione economica e d’impresa) manda in libreria per la Compagnia della Stampa.
Viaggiatore e globetrotter impenitente lui stesso (le esperienze giovanili sono condensate nel bellissimo «Paesaggio con figure»), Peroni affronta il tema del viaggio con dieci bresciani variamente illustri (due, la Inzoli e Facchinetti, scomparsi prima dell’uscita della plaquette) in questo libro bello e intrigante.
Bastano 110 pagine a sfatare due miti. Bresciani pantofolai? Tutt’altro: aperti a viaggi spettacolari, a narrazioni appassionate e divertite, a reportage d’autore e narrazioni vivide.
Viaggiatori frenati dalla paura del terrorismo? Nient’affatto. L’Isis non avrà le nostre prenotazioni di volo.
Nella sua nuova fatica Peroni evita le secche dell’intervista rituale al bresciano illustre di turno. Dialoga con i suoi interlocutori e parlando di viaggio disserta con loro sul tempo e la storia, il presente e gli incontri, e così facendo finisce per scavare nell’indole inapparente di una provincia che coFasser nosce e frequenta le rotte del mondo.
Con cesello sapiente l’autore scorcia ritratti indelebili: Solina che «va braccato con pazienza: resta sempre selvatico e sospettoso». Don Laffranchi «con il volto di sempre, da Marc’Aurelio scolpito su una moneta antica». Penelope «predatrice di tendenze, manipolatrice di mood, ricercatrice di avanguardie». Carlo dalla «svagata e limpida schiettezza». Profili della miglior ritrattistica letteraria.
Peroni sa di appartenere alla prima generazione orientata a una «internazionalizzazione culturale», ha respirato «l’aria fresca della contaminazione delle avanguardie occidentali in marcia verso Oriente». Raggiunta l’età della saggezza ha voluto confrontarsi con amici (e a volte con persone incontrate per l’occasione) sulla molla che ci spinge a partire e sul bagaglio di esperienze con cui si torna: «Posso dire — annota a un certo punto — di avere fatto un viaggio nelle vite degli altri, un reportage senza muovermi da Brescia».
Ogni stagione (della vita) ha il suo modo di viaggiare. Il senso della montagna è via via mutato per Solina, trascolorando dalle ascensioni epiche della gioventù fino a farsi «poesia, dolcezza». La smania di viaggio si sublima in radice esistenziale per Penelope: «Quando l’aereo si stacca da terra, beh è la mia natura che si realizza». Mariarosa Inzoli, viaggiatrice infaticabile per cultura o per missione, spiegava di essere «professionalmente orientata agli incontri». Ugo Gussalli Beretta che ha cacciato tutto (tranne il lupo, precisa) ora predilige la navigazione mediterranea su un rimorchiatore, il San Gennaro, riadattato a yacht. Per Gramignola, diventato valente fotografo, il viaggio è la metafora della vita: «Devi essere curioso, sempre, perché se non sei curioso ti fermi e quindi ti impoverisci». Fasser, presidente Cai che ama veleggiare, ricava dai viaggi in terre poverissime un richiamo all’essenzialità. Don Laffranchi rievoca viaggi organizzati con sapienza sottile, in cui prediligeva i periodi di plenilunio per gustare i paesaggi notturni sulle rive del Mediterraneo, senza disdegnare la modernità più spinta: «Andare a New York non mi basta mai. Non è una città, ma la città».
Il sacerdote-artista ha una seconda predilezione, ed è per una metropoli sudamericana: «Dio ha creato il mondo, e quando ha fatto Rio de Janeiro ha proprio esagerato. Non dico che fosse ubriaco, ma su di giri sicuramente».
Alla fine ha ragione l’autore: «Scrivere è terapeutico, leggere può essere di conforto». E «Itinerari privati» conforta. Molto.
La sorpresa Esce l’immagine inattesa di una provincia che conosce e frequenta le rotte del mondo Il movente La molla per mettersi in movimento è la curiosità, il desiderio di incontri, la voglia di avventura