Il bunker ritrovato
All’ex Breda di via Lunga restaurato e riaperto come museo un rifugio antiaereo Già ottomila visitatori hanno riscoperto il clima di guerra
Il fischio acuto della sirena d’allarme irrompe nel silenzio, le lampadine cominciano ad emettere una debole luce intermittente color seppia, si sente il cigolio della catena della bicicletta su cui a turno si pedala per garantire la circolazione di ossigeno e la corrente elettrica. Tutto qui è come più di settant’anni fa. Per fortuna oggi manca il terrore provato dalle migliaia di persone che ogni giorno, anche più volte al giorno, trovavano riparo in un luogo come questo, in uno dei tanti rifugi antiaerei di Brescia. Oggi tutto questo è solo una simulazione e noi ci troviamo semplicemente in via Lunga 2 in città.
Siamo nel rifugio di quella fabbrica che nel 1944-45, quando le bombe alleate fioccavano dal cielo senza sosta, si chiamava Breda Meccanica bresciana. Fabbricava armi. Ci lavoravano fino a 5000 persone. Per questo era uno dei bersagli più esposti alle incursioni inglesi e americane. Per questo venne di fatto rasa al suolo durante la guerra.
Per difendere i lavoratori, i dirigenti, quanti si trovavano all’interno, erano stati realizzati intorno ad essa chilometri di tunnel a prova di bomba. In realtà di trattava di gallerie sopra il livello della terra (ancora oggi molto ben conservate, anche se chiuse) con mura inclinate che avevano uno spessore fino a due metri.
Grazie a Leonardo Sistemi di Difesa, Associazione Museo della Melara e Gruppo Seniores Brescia dal 2015, una parte di questi tunnel è stata perfettamente restaurata e resa accessibile. All’interno vengono riprodotti i suoni, le luci, la dimensione più autentica di quei giorni terribili. È come rituffarsi in un passato doloroso che ha segnato la storia della nostra città. L’esperienza del bunker lascia emozioni forti, mostra quanto fosse vera e profonda la paura di quegli uomini e di quelle donne costretti a vivere per ore, giorni in spazi angusti e soffocanti.
«Il bunker fa parte di un vero e proprio percorso museale — spiega Maurizio Martina del Gruppo Seniores — inaugurato nel dicembre 2013, presso lo stabilimento Leonardo Sistemi di Difesa di Brescia ed è composto anche da una mostra fotografica permanente dal titolo “La nostra storia. Le origini della Breda Meccanica Bresciana dalla fondazione alla ricostruzione 1924-1955”. La rassegna fotografica raccoglie 200 immagini in bianco e nero e racconta la storia dell’azienda. Il percorso è arricchito da un filmato e da numerosi oggetti d’epoca, simbolo delle maggiori produzioni armiere realizzate dalla Breda nel corso della storia».
Presso l’azienda, sia nella sede della Spezia che in quella di Brescia, vengono custoditi due Archivi Storici che si rivolgono ad un pubblico specializzato, a studiosi, ricercatori e giornalisti che possono consultarli per trarre informazioni, documenti o suggestioni utili. Attraverso la loro attività, si promuove la storia della Società e della industria della difesa italiana.
«In particolare — spiega Alessandra Vesco, Conservatrice degli archivi — presso la sede di Brescia è conservato l’Archivio Storico Breda Meccanica Bresciana che raccoglie materiale archivistico relativo allo stabilimento Breda, ex VI sezione della Breda – SIEB, a partire dal 1924. L’Archivio è diventato patrimonio aziendale dopo l’avvenuta fusione tra la OTO Melara e la Breda Meccanica Bresciana nel 2001».
Dal 2015, dal giorno dell’apertura, quasi ottomila persone hanno visitato questo angolo della nostra storia. Un’ esperienza che continua e che vede protagoniste soprattutto le scuole (visite guidate disponibili contattando Maurizio Martina www.museodellamelara.it.). Il museo e la visita al bunker costituiscono l’occasione perché i più giovani apprendano, attraverso un personale coinvolgimento, cosa ha rappresentato per Brescia la guerra e la continua pressione degli allarmi sulla popolazione. E poi i lutti, i danni, gli edifici distrutti, la perdita del lavoro, la fame, il freddo.
Il bunker di via Lunga può essere molto istruttivo, molto educativo soprattutto per chi pensa che le bombe siano solo un’invenzione dei videogiochi…