RADICALIZZAZIONE BRESCIA «PILOTA»
Brescia si interroga sul rischio radicalizzazione islamica. Lo farà venerdì con un seminario, organizzato dall’Associazione Convergence in collaborazione con l’Università degli Studi di Brescia, il patrocinio del Comune e di altri importanti partners. Il tema, di particolare interesse e attualità, verrà trattato da alcuni fra i più competenti esperti del settore e all’incontro sarà presente anche l’Ambasciatore del Marocco. Nell’occasione verrà esposta una ricerca, ideata e svolta da chi scrive con Luisa Ravagnani, ricercatrice dell’Università nonché Garante dei detenuti a Brescia e con la collaborazione dell’omologo Garante di Reggio Calabria. La ricerca, effettuata mediante la somministrazione di un questionario – intervista, ha raggiunto 175 detenuti, ristretti in diversi istituti penali del nord, centro e sud Italia, fra i quali i due istituti cittadini, le cui risposte, fornite con la garanzia della rilevazione anonima e riservata, hanno disegnato un quadro originale sulla loro condizione detentiva e sociale, soprattutto in termini autopercettivi. Fra le questioni più interessanti indagate dalla ricerca (che finirà anche in un numero monografico della rivista della Società Italiana di Criminologia), un posto di rilievo occupa la riferita percezione del rischio radicalizzazione in carcere; i due terzi del campione da noi intercettato non ritengono la condizione detentiva un alveo di particolare rischio anche se diffusa è la percezione dell’idea che l’assenza di validi e affidabili riferimenti religiosi possa innescare meccanismi di inopportuno credito al richiamo di guide spirituali improvvisate, spesso neppure dotate di specifica competenza religiosa, la cui capacità attrattiva è in grado di far leva più su vuoti identitari dei singoli reclusi che su una consapevole adesione a una dottrina ortodossa. In questo senso appare fondamentale che l’Amministrazione penitenziaria riesca a garantire luoghi e spazi idonei per la professione di fede, del resto normativamente previsti, e che a tale impegno possa affiancarsi un ruolo attivo del territorio veicolato dalla presenza di guide spirituali idonee e affidabili, riconosciute, legittimate e delegate dalle comunità islamiche locali. Brescia, grazie alla presenza delle guide indicate da Ucoii presso la casa circondariale Fischione-Canton Mombello e a quelle individuate e formate con apposito progetto attivato da Carcere e Territorio a Verziano ci pare risponda appieno a questa esigenza, dimostrando al contempo di sapere bene che la conoscenza di un fenomeno rappresenta una strategia di approccio certamente più proficua del pregiudizio, il cui unico risultato è quello di radicalizzare, appunto, l’intransigenza.