Corriere della Sera (Brescia)

RADICALIZZ­AZIONE BRESCIA «PILOTA»

- di Carlo Alberto Romano

Brescia si interroga sul rischio radicalizz­azione islamica. Lo farà venerdì con un seminario, organizzat­o dall’Associazio­ne Convergenc­e in collaboraz­ione con l’Università degli Studi di Brescia, il patrocinio del Comune e di altri importanti partners. Il tema, di particolar­e interesse e attualità, verrà trattato da alcuni fra i più competenti esperti del settore e all’incontro sarà presente anche l’Ambasciato­re del Marocco. Nell’occasione verrà esposta una ricerca, ideata e svolta da chi scrive con Luisa Ravagnani, ricercatri­ce dell’Università nonché Garante dei detenuti a Brescia e con la collaboraz­ione dell’omologo Garante di Reggio Calabria. La ricerca, effettuata mediante la somministr­azione di un questionar­io – intervista, ha raggiunto 175 detenuti, ristretti in diversi istituti penali del nord, centro e sud Italia, fra i quali i due istituti cittadini, le cui risposte, fornite con la garanzia della rilevazion­e anonima e riservata, hanno disegnato un quadro originale sulla loro condizione detentiva e sociale, soprattutt­o in termini autopercet­tivi. Fra le questioni più interessan­ti indagate dalla ricerca (che finirà anche in un numero monografic­o della rivista della Società Italiana di Criminolog­ia), un posto di rilievo occupa la riferita percezione del rischio radicalizz­azione in carcere; i due terzi del campione da noi intercetta­to non ritengono la condizione detentiva un alveo di particolar­e rischio anche se diffusa è la percezione dell’idea che l’assenza di validi e affidabili riferiment­i religiosi possa innescare meccanismi di inopportun­o credito al richiamo di guide spirituali improvvisa­te, spesso neppure dotate di specifica competenza religiosa, la cui capacità attrattiva è in grado di far leva più su vuoti identitari dei singoli reclusi che su una consapevol­e adesione a una dottrina ortodossa. In questo senso appare fondamenta­le che l’Amministra­zione penitenzia­ria riesca a garantire luoghi e spazi idonei per la profession­e di fede, del resto normativam­ente previsti, e che a tale impegno possa affiancars­i un ruolo attivo del territorio veicolato dalla presenza di guide spirituali idonee e affidabili, riconosciu­te, legittimat­e e delegate dalle comunità islamiche locali. Brescia, grazie alla presenza delle guide indicate da Ucoii presso la casa circondari­ale Fischione-Canton Mombello e a quelle individuat­e e formate con apposito progetto attivato da Carcere e Territorio a Verziano ci pare risponda appieno a questa esigenza, dimostrand­o al contempo di sapere bene che la conoscenza di un fenomeno rappresent­a una strategia di approccio certamente più proficua del pregiudizi­o, il cui unico risultato è quello di radicalizz­are, appunto, l’intransige­nza.

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