Non solo aziende C’è pure il carcere
Le scuole entrano in tante realtà. Non le aziende ma anche il carcere.
Ad una prima occhiata, il carcere può sembrare il luogo meno adatto dove inserire dei ragazzi per i progetti di alternanza scuolalavoro. E invece anche qui, tra le mura della casa circondariale di Canton Mombello, c’è spazio per imparare. «Sì – conferma la direttrice, Francesca Gioieni – gli studenti hanno capito cosa significa rispettare le regole nel mondo del lavoro, sottostare a un capo e risolvere diversi problemi di carattere amministrativo». Già, perché è negli uffici del carcere che gli studenti hanno trascorso le loro giornate. Le attività amministrative non mancano. A Canton Mombello ogni detenuto possiede un conto corrente, sul quale vengono caricati i compensi delle attività lavorative che svolge, all’esterno o all’interno del carcere. Ci sono poi tutte le bollette di elettricità e gas dell’istituto che bisogna gestire; i fascicoli delle singole persone e pure degli agenti di polizia; le richieste dei carcerati, che vanno dal libro della biblioteca alle necessità di confronto con figure professionali. “Si impara anche osservando il lavoro degli altri” ricorda la direttrice, che nella casa circondariale di Canton Mombello gestisce oggi circa 350 detenuti. La complessità dei problemi di carattere amministrativo, organizzativo e umano è tale che il carcere diventa come una grande lezione: solo che tutto si svolge fuori da scuola. Ci sono le limitazioni imposte dalla legge, sulle quali non si transige. Bisogna rispettare la sicurezza degli agenti e dei detenuti senza eliminare il diritto del carcerato ad avere relazioni e spazi (dalla palestra alla biblioteca) dove muoversi. C’è una quotidianità fatta di carte bollate, fascicoli e moduli da riempire che sono essenziali alla «governance» di un istituto complesso: per gli studenti del Tartaglia e del Fortuny, osservare l’amministrazione quotidiana di Canton Mombello è stata un’esperienza di certo molto utile. (m.tr.)