Marino e Diana la rivoluzione
Il primo, nel calcio, ha imposto un nuovo modulo e dopo le prime incertezze sono arrivati interessanti risultati sul campo. Il secondo, nel basket, con la testa della Serie A fa sognare. Sono le rivoluzioni di Marino e Diana.
Dire che l’uomo in più della Germani è il suo allenatore può sembrare sbrigativo o ponziopilatesco, per non eleggere un uomo simbolo. Così è, tuttavia. Brescia è in testa alla classifica dopo cinque giornate, con tre vittorie in trasferta all’attivo (l’anno scorso furono quattro a fine campionato) e due successi casalinghi agevoli. Questo è il primo supporto numerico per convincere anche gli scettici che la parola «gruppo», in questo caso, non ha alcun senso retorico. Le squadre di Andrea Diana vincono solo d’insieme, senza assoli individuali. Il secondo aiuto proviene ancora dalle statistiche: non vi è un giocatore bresciano incluso nei migliori 15 realizzatori del campionato. Il primo è Dario Hunt, provvidenziale anche nella commovente vittoria a Brindisi quando, gravato di 4 falli, ha fatto il portiere mettendo il lucchetto al proprio canestro. Per capire quanto lavoro ci sia dietro al miracolo Germani, bisogna tuttavia dare un’occhiata ai sincronismi difensivi. Perché l’attacco può dipendere dal talento del singolo, ma la protezione della propria area deriva da meccanismi consolidati in palestra. Brescia in difesa — David Moss ne è il metronomo, il suo Dna da vincente emerge sempre nei momenti difficili — è un orologio, il che la rende squadra con appeal anche fuori dalla provincia, dove non da oggi è diventata di moda per la sua freschezza abbinata ai risultati. Gli addetti ai lavori stimano l’organizzazione di un’orchestra che ha già suonato, all’unisono, cinque sinfonie. E, se la partenza sprint poteva persino essere prevedibile dopo la scelta di confermare lo zoccolo duro della prima annata da neopromossa, non era immaginabile questo ruolino di marcia. Gli allibratori, in un mese, hanno abbassato da 100 a 30 la quota relativa al primo posto di Brescia in stagione regolare. Non è un assist per una scommessa senza logica, casomai il segnale di una nuova tendenza: la Germani non è più un fenomeno locale, l’Italia si è accorta di lei. E del suo allenatore.