Accoglienza truffa Scaroni tace dal gip «Ma sono innocente»
Appuntamento alle 11.30. Ma lui, nell’ufficio del gip (Cesare Bonamartini), si è presentato in anticipo. Udienza lampo per l’interrogatorio di garanzia: si è avvalso della facoltà di non rispondere. Pochi minuti, e Angelo Scaroni — 47 anni, imprenditore, ai domiciliari per truffa aggravata ai danni dello Stato per la gestione dei profughi — stava già uscendo da Palazzo di giustizia al fianco del suo legale, l’avvocato Francesca Flossi. «Si proclama innocente» ha chiarito. Ma «in questa fase preferiamo valutare l’intera situazione». E le accuse che dicono di oltre 930 mila euro percepiti indebitamente. Perché per il gip, che dopo quattro mesi di indagini ha disposto la misura cautelare agli arresti domiciliari nei confronti di Scaroni, titolare della società Agri Scar, «l’intera attività di accoglienza risulta condotta al solo scopo di ricavare il massimo profitto senza alcuna controprestazione, con danno non solo dello Stato, ma anche degli stranieri ospitati che si trovano a vivere in condizioni poco dignitose». Nel mirino degli inquirenti è finita una trentina di strutture in provincia che avrebbero ospitato un centinaio di profughi pur non presentando i requisiti previsti dal bando della Prefettura, («indotta in errore») pur essendo «autocertificati» da Scaroni. La cui accoglienza, per la procura e il giudice, era sostanzialmente «solo apparente». Avrebbe dichiarato, mentendo, di garantire la presenza di uno psicologo, i corsi di italiano per tutti i migranti, le attività sportive e i progetti per quelle professionali. Avrebbe mentito anche in relazione alle condizioni strutturali e abitative di alcuni alloggi. Come dimostrerebbe un sopralluogo, del 7 novembre 2016, alla «Casa vacanze» di Carpenedolo di Scaroni, da cui è partita l’indagine: «L’immobile si presentava in situazione di grave degrado, occupato da ben 24 richiedenti asilo pure avendo l’abitabilità per 8. Alcuni erano alloggiati in garage, o in magazzino trasformati in dormitori».