Apologo sulla scuola
Il bresciano Ugo Belloli, con «La maestra nuova», offre un racconto surreale che descrive la crisi di ruolo degli insegnanti e di un’istituzione decisiva
La scuola, l’insegnamento, l’ambito dell’educazione (o quello che dovrebbe essere tale) si trovano oggi al centro di una messa in discussione che ne contempla perfino la sparizione. Almeno nella forma in cui li abbiamo conosciuti fino ad oggi.
Quello della scuola è un mondo diventato, per molti aspetti, surreale e dunque chi meglio di un autore di racconti surreali può dar conto della sua condizione?
In questo ambito Ugo Belloli, scrittore bresciano di lunga esperienza scolastica, docente a contratto della sede bresciana dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, con il suo nuovo
Il mondo educativo pare destinato alla marginalità culturale e il romanzo lo denuncia
libro «La maestra nuova. Una storia surreale» (SEFER Edizioni, Milano 2017, pp. 120), si conferma interprete straordinario dimostrando un’autentica passione letteraria (di origine etica e di profonda adesione esistenziale) nei confronti di un mondo educativo che pare destinato alla marginalità culturale.
«La maestra nuova» è un racconto lungo, un apologo di ambientazione scolastica che racchiude tutte le perplessità e tutte le contraddizioni di un’istituzione sull’orlo di una crisi di nervi. Si colloca nel filone di una grande tradizione filosofica, particolarmente viva nel settecento riformatore e illuminista.
Da questo filone sortirono racconti fantastici e stranianti, apologhi e favole sociali (pensiamo a Voltaire, Rousseau, Diderot ma anche, in Italia, a Parini e a molte pagine di riformismo illuminato) che hanno contribuito a mettere in luce storture e soprusi, soprattutto quando si trattava di sbeffeggiare e mettere alla berlina interessi politici e vantaggi di posizione che miravano a perpetuare forme consolidate di dominio a scapito della mobilità sociale.
In quel periodo si capì che solo l’istruzione e la formazione personale possono assicurare tale mobilità e quindi garantire un ricambio istituzionale.
La scuola oggi (per ora) continua a formarci come cittadini e non solo come fornitori di manodopera, sia essa manuale o intellettuale. Ma ancora per quanto?
Solo insegnanti motivati e preparati possono assicurare una scuola che funzioni e solo quando tali insegnanti sono messi in condizione di poter continuare ad attingere al meglio delle proprie risorse.
Su tali questioni il racconto surreale di Belloli ci consegna l’obbligo di una riflessione attraverso la forma letteraria dell’apologo: da una parte facendo ricorso ad un registro narrativo che rimanda in alcuni casi alle atmosfere delle favole esopiane, e dall’altra attingendo ad una messa in scena dei personaggi (le maestre, i maestri e le altre figure legate al mondo della scuola) che richiama il mondo di un Pennac, sospeso tra irrealtà e quotidiano.
Un mondo scolastico (un «piccolo mondo» alla Giovannino Guareschi) interpretato da caratteristi, abitato da figure che in molti casi possono apparire maschere inventate, o caricature.
E tuttavia un mondo reale, centrato sulle relazioni, con situazioni al limite del ridicolo, ma dal sapore drammatico, pervase di ingenuità e tenerezza.
Precedenti Il genere si colloca nel filone della grande tradizione filosofica illuministica del ‘700 Condizioni Solo insegnanti motivati e preparati possono assicurare una scuola che funzioni