Benedini, visioni sacre al femminile
Nella Milano degli anni Sessanta, delle notti randagie ai tavolini pieni di fumo del bar Giamaica e delle bionde in eskimo, la signora delle arpe marine cantava le inquietudini degli esistenzialisti. Ferri, legni, vele gonfie di un vento salmastro e ideale, libri in equilibrio su esili leggii, mappe cosmiche, spartiti scarabocchiati e una lunga linea scura che evoca una mitica navigazione, oltre i confini dello spirito: il mondo poetico di Gabriella Benedini (Cremona, 1932) ha pervaso la Collezione Paolo VI di Concesio che ha reso onore e grazie all’artista con una mostra curata dal direttore Paolo Sacchini e da Paolo Bolpagni. Ne «I tempi del cielo» (la vernice sabato, fino al 20 gennaio) «il tempo e lo spazio, il suono, il viaggio, il mito, il rapporto con la memoria e la riflessione sul mistero sono gli elementi tematici centrali. Interiorizzazioni sorrette da una fede nell’umano e da un bisogno di trascendenza che si esprimono simbolicamente nell’arte di Gabriella Benedini» ha detto Bolpagni. «Non si può fare arte senza porsi domande; sono domande silenziose, il bisogno di orientarsi nei confronti della finalità dell’opera, che per me non è stata mai formale. Che cosa faccio io? Come mi colloco nel mio tempo? — ha spiegato l’artista —. I titoli di miei lavori precedenti, come Storie della terra-mutazioni, Rimescolare il tempo e Costellazioni sono indicativi. La religione, i miti e l’arte fanno parte della nostra storia, tra fisicità e trascendenza, fra terra e cielo, un bisogno che si esprime nella preghiera come nell’arte». Per Sacchini, «il lavoro di Gabriella Benedini è davvero denso di domande sull’universo e sul senso stesso dell’esistere. Il primo impatto con le sue opere è, inevitabilmente, visivo: si coglie tutta la qualità altamente scenografica di lavori piccoli e grandi che si condensano in un’unica, grande installazione. Ma avvicinandosi, il visitatore viene condotto ad aguzzare tutti i sensi, compreso il sesto: in particolare gli strumenti musicali e gli spartiti suggeriscono risonanze intense».