Depuratori, 100 paesi fuori norma
La mappa dei malfunzionamenti. Un piano di investimenti da quasi 900 milioni
Su 205 comuni, ce ne sono 28 senza depuratore. In altri 42 (soprattutto in Valcamonica e Bassa) la depurazione è (molto) parziale. In altri 19 Arpa ha trovato non conformità negli impianti. Insomma, gli scarichi di circa 280mila abitanti non sono depurati. Un nervo scoperto dell’industriosa provincia, che negli anni non è riuscita a costruire una rete dignitosa di impianti per disinnescare i danni ambientali delle sue scorie (civili e industriali).
Stando alle recenti discussioni istituzionali e politiche pare che la principale criticità, sul fronte della depurazione degli scarichi civili, sia il Garda. Non è così.
Tutti i paesi della sponda bresciana del Benaco sono collettati, anche se la condotta sub-lacuale va certamente sostituita. Ma per nessuno di loro è aperta una delle 65 procedure d’infrazione europea (che potenzialmente costerebbero oltre 360 milioni).
Mentre in provincia, su 205 comuni, ce ne sono 28 senza depuratore. In altri 42 (soprattutto in Valcamonica e Bassa) la depurazione è (molto) parziale. In altri 19 Arpa ha trovato non conformità negli impianti, con quantitativi eccessivi di fosforo e azoto che finiscono in fossi, fiumi e laghi. Insomma, gli scarichi di circa 280mila abitanti equivalenti non sono depurati.
Un nervo scoperto dell’industriosa provincia, che negli anni non è riuscita a costruire una rete dignitosa di impianti per disinnescare i danni ambientali delle sue scorie (civili e industriali).
Basti pensare alla Valtrompia, con 85mila abitanti e 2mila aziende che ad oggi scaricano nel fiume Mella. Senza depuratore c’è la popolosa Lumezzane oltre a Concesio, Marcheno, Villa Carcina, Sarezzo e quasi tutta Gardone). Pesa l’annosa assenza di depuratori nella Bassa (Acquafredda, Alfianello, Calvisano, Visano, Remedello, Offlaga, Pompiano, San Paolo) ma anche in Valcamonica (Braone, Cedegolo, Losine, Lozio, Paisco Loveno, Sellero, Sonico) con buona pace del fiume Oglio (che poi finisce nel lago d’Iseo). E mancano impianti anche a Nuvolera, Nuvolento, Paitone, Prevalle Polaveno. In soldoni, il numero dei terminali fognari non trattati è di 770.
Non sono messe un gran bene nemmeno le fognature. «I
gestori hanno evidenziato diversi problemi strutturali dovuti non solo alla vetustà e usura ma anche alla cattiva progettazione: intasamenti a causa della mancata pendenza, tubazioni avvallate e ammalorate, presenza di materiale nella rete, accumulo di materiale nelle camerette per mancata sagomatura del fondo» si legge nel report dell’Ato.
E infine i depuratori. Sono dotati di sistemi di trattamento terziario (rimozione dell’azoto) 102 impianti su 150. «Tuttavia, sia a causa delle carenze infrastrutturali che del carico affluente spesso superiore alla capacità depurativa, molti tra questi impianti non sono comunque in grado di rispettare i limiti allo scarico dettati dalla normativa vigente». Per questo Arpa ha scoperto criticità a Palazzolo, a Paratico (dove è partito il potenziamento), a Verolanuova, a Quinzano, a Bagnolo (anche qui sono in corso i lavori per il nuovo impianto) e in altri 14 comuni più piccoli.
Il piano d’investimenti trentennale (2016-2045) dell’Autorità d’ambito, prevede la cifra monstre di 818 milioni per risolvere il problema (altri 610 milioni per gli acquedotti). Entrando nel dettaglio degli investimenti, 125 milioni (ai quali se ne aggiungeranno 22 della Regione) verranno spesi entro il 2019.
Finalmente Asvt (controllata di A2A) nel 2018 inizierà la realizzazione del depuratore di Concesio (attivo da fine 2019). A2A realizzerà nuovi depuratori anche a Nuvolera (11,8 milioni), San Paolo (11,3 milioni), Vobarno (7,3 milioni), Capriano (6,6), Gavardo (9,5) Offlaga (2), Alfianello (1,5); sta potenziando quelli di Bagnolo Mella e Ciliverghe e colletterà all’impianto di Verziano le fogne da Concesio sud in giù (e quelle di San Zeno). All’impianto di Visano andranno le fogne di Calvisano, Remedello e Isorella.
Molti gli interventi anche per Acque Bresciane: partirà il depuratore di Barbariga-Pompiano (4,5 milioni), quello di Mairano (3 milioni), di SelleroBerzo Demo (2,2 milioni), Quinzano (1,8), Palazzolo (1,35), Pontoglio (0,3). Amplierà quello di Rudiano collettando Castelcovati (4,1 milioni), finirà quello di Edolo-SonicoMalonno (3 milioni) e farà altri interventi a Peschiera, Pozzolengo, Muscoline, Calcinato, Lonato. Ed è in corso il potenziamento di quello di Paratico (7,9 milioni). A costruire i nuovi impianti sarà il gestore del servizio idrico, Acque Bresciane soggetto pubblico formato da Aob2 e Sirmione Servizi, ma che da fine anno potrà contare anche su Garda Uno.
Entro il 2019 ci sarà la gara per assegnare una corposa quota (dal 40 al 49%) ad un soggetto privato. Quota che corrisponde alla settantina di comuni (compreso Brescia) che oggi sono gestiti da A2A. Nascerebbe una nuova società pubblico-privata, che però 48 consigli comunali non vogliono: nelle scorse settimane hanno deliberato la volontà di fare un referendum per chiedere solo «l’acqua pubblica».
Ma per avere un solo gestore pubblico in provincia si dovrebbero prima liquidare ad A2A i circa 200 milioni di investimenti fatti sul territorio «togliendo risorse fondamentali al piano d’investimenti» ha spiegato il presidente di Acque Bresciane Gianluca Delbarba. Quel che è certo è che i nuovi depuratori li pagheranno in gran parte i cittadini con la loro bolletta (come vuole la legge).
Le tariffe sono già oggi tra le più care della Lombardia (circa 2 euro per mille litri d’acqua consumata). Per questo, A2A o no, l’acqua pubblica non significa gratis: quelle tariffe (salate) servono per realizzare acquedotti e depuratori. Il segreto per pagare meno è solo uno: consumare meno acqua. Valga l’esempio della Germania: i tedeschi pagano in media 3 euro a metro cubo. Ma il consumo medio giornaliero di una famiglia si attesta sui 90 litri. Contro i nostri 140.