La maratona, New York senza paura
L’idraulico e la casalinga, da Capriolo alla Grande Mela anche per sconfiggere il terrore
No, non li ferma nessuno. Nemmeno l’ombra del terrorismo, nemmeno la spietatezza islamista. L’idraulico, la pensionata e la casalinga sono così: se maratona deve essere, che maratona sia. Da Capriolo a New York ci vanno in ventitré, carichi di entusiasmo e con il solo obiettivo di arrivare fino in fondo. In barba al cronometro.
La domanda nasce spontanea e, di telefono in telefono, arriva fino all’orecchio del coach. «Ma la maratona ce la fanno correre lo stesso?». Risposta: «L’hanno fatta anche dopo l’attentato alle Torri Gemelle. Si guarda avanti, senza farsi intimidire». La preoccupazione di atti terroristici nel nome dell’Isis rimbalza, inevitabilmente, da New York a Brescia, dopo i fatti di Tribeca, ma vince la voglia di non rinunciare a vivere. Oggi ultimo allenamento. Domani si cena nella Grande Mela. Domenica si corre per 42 chilometri e 195 metri. Il piccolo esercito di 23 podisti (29 con gli accompagnatori) della Runners Capriolese è pronto per la sua personalissima battaglia (con loro un centinaio di altri bresciani). Obiettivo: tagliare il traguardo. «Il cronometro non ci interessa. Si corre per divertirsi, per stare in compagnia e sentirsi bene».
Il coach Roberta Colombi suona la carica per i suoi atleti, già preda dell’euforia da gara. Molti di loro sono al debutto sulla lunga distanza. «C’è anche chi per la prima volta fa un viaggio lungo in aereo», dice ridendo. Per la società franciacortina, guidata da Eugenio Cominardi, 198 tesserati (tra questi anche Laura Gotti, una abituata a lasciarsi dietro anche un sacco di colleghi maschi — vedi ultima edizione del Passatore e dell’Adamello Ultratrail — recentemente chiamata in nazionale) e un gruppo a dir poco variegato, non solo per prestazioni agonistiche. C’è Celestina, anestesista, Laura fa la mamma e la casalinga, così come Roberta. Teresa è un’ infermiera in pensione, Maura fa la chimica in viticoltura, Marina è una maestra elementare, Anna è commessa, Alessandra manager, Giulio fa il rappresentante, Mattia e Vincenzo sono impiegati, Davide fa il geometra, Andrea il farmacista. Età dai 27 anni in su. Tutti arrivati per caso alla corsa, chi per dirimere definitivamente l’eterno conflitto con la bilancia, chi per ritrovare se stesso, chi per staccare la spina dallo stress da lavoro. Qualcuno, come Anna si è «regalato» la maratona a New York per il suo quarantesimo compleanno. Maddalena, invece, a 66 anni si era stancata di seguire il marito podista facendo la spettatrice e ha deciso di dare un saggio della sua caparbietà. Valentina, che lavora in una scuola materna, si è buttata nella regina delle corse insieme a papà Sergio, idraulico, allenandosi con lui dopo il lavoro.
«Sono tutti un grande esempio di volontà — dice orgogliosa Roberta Colombi che dal 2010 prepara gli atleti per le maratone più importanti — e hanno colto lo spirito giusto con cui interpretare lo sport, senza troppi patemi, pensando solo a star bene e a vivere nuove avventure». Perfetta incarnazione tra ricerca di benessere e dimostrazione che chiunque può arrivare a correre con buoni risultati. Chi dei Runners Capriolese ha corso l’altra domenica a Chicago domenica dal divano di casa farà il tifo per il gruppo che al via si schiererà tra i 3002 italiani (un vero record, oltre 200 in più rispetto al 2016) iscritti alla maratona delle maratona che quest’anno conta 53mila partenti.
«Ci siamo preparati in 12 settimane. Qualcuno partiva quasi da zero. Con altri siamo riusciti anche a lavorare sulla velocità. Sono certa che domenica daranno tutti il massimo». Su e giù per le colline della Franciacorta. E dove non arriveranno le gambe, arriverà la forza del gruppo unita al calore di una città che ogni prima domenica di novembre, da 47 anni a questa parte, riesce a regalare una magia quasi inspiegabile.
«La maratona già di per sé è una grande sfida con se stessi, ma quella di New York è in grado di smuovere sensazioni inaspettate, di far riaffiorare ricordi lontani e pensieri improvvisi — spiega Colombi che di maratone ne ha corse e masticate in tutto il mondo — e da lì si torna persone diverse, forse più forti, più consapevoli del proprio essere». Insomma, comunque vada, domenica all’arrivo a Central Park sarà un successo.