Eleuteria, ritorno poetico al violoncello
Il suo nome, di origine greca, significa «libertà» e lei, la sua libertà l’ha trovata nella musica. Esce in questi giorni il nuovo album della cantautrice, violoncellista e polistrumentista bresciana Eleuteria Arena, dal titolo «Brucerei il mare», che è anche il titolo del singolo che ha anticipato l’album e il cui video, con la regia di Stefano Scandaletti, è disponibile sul canale Vevo dell’artista. In questi giorni, Eleuteria è impegnata in una tournée di presentazione nei negozi Pinko di tutta Italia, ma stasera si esibirà nella «sua» Calcinato (ore 20.30, auditorium don Bertini, ingresso libero). « Questo album — spiega Eleuteria — è il mio primo lavoro pieno, nel senso che è la prima volta che compongo, scrivo, arrangio e suono le canzoni. È un progetto realizzato con al novanta per cento violoncello e voce; ho messo poi qualche nota di piano, suonato sempre da me, e ho coinvolto un’amica violinista per qualche sfumatura in due brani. È come se mi fossi messa a nudo, ho voluto sfidare le tendenze radiofoniche e diventare più personale, mettendo a fuoco la mia personalità di musicista. Un album, insomma, che mi rispecchi completamente e offra un suono molto mio, nuovo, diverso».
Da dov’è partita per questa ricerca? «Dal mio strumento, il violoncello classico, a cui ho affiancato quello elettrico, usato però con pedali che solitamente si utilizzano con la chitarra, così da esplorare nuove sonorità». Quale il filo conduttore di questo lavoro? «Musicalmente, il violoncello, mentre, a livello di testi, uno sguardo rivolto verso la propria interiorità, con un pizzico
Nei brani dell’album affiora in toni aulici tutta l’interiorità della cantautrice
di malinconia, vista però non in chiave negativa ma poetica». Come si articola l’album? «Ci sono undici tracce: otto canzoni, due interludi e un postludio. Nei brani solo strumentali riprendo i temi di tre canzoni, secondo una forma che si usava negli anni Settanta». Come si colloca nel quadro della musica pop di oggi? «Faccio fatica a inquadrare la mia musica in un genere, anche per mantenere un senso di libertà espressiva. Per me, la classica e la musica progressive di qualità sono allo stesso livello. Non sono mai stata selettiva sui generi bensì sulla capacità di comunicazione che ha la musica».
Un sogno per il suo futuro? «Il mio sogno lo sto realizzando. Sogno di essere orgogliosa di quello che faccio ogni giorno».