Grande, Loggia e Regione in cerca di un accordo politico
Prove di conciliazione al Teatro Grande (nella foto il Sovrintendente Umberto Angelini): al termine del cda di ieri, dopo le polemiche della Regione sul nuovo statuto e le accuse della Loggia sulle disattenzioni di Milano, s’è deciso di fissare una serie di incontri per conciliare le parti e trovare una soluzione condivisa.
All’opera per l’opera (lirica): all’ordine del giorno del cda del Teatro Grande, ieri pomeriggio, c’era lo «statuto-gate». Dopo le lettere al prefetto (il mittente: la Regione) per verificare articoli e postille del documento, i virgolettati al vetriolo e i post su Facebook di risposta, il consiglio ha cercato di trovare un accordo con il Pirellone. Per l’assessore alla Cultura Cristina Cappellini e l’ufficio legale della Regione, l’articolo dello statuto che obbliga i soci fondatori a impegnarsi formalmente per un bonifico annuo di 100 mila euro (l’alternativa è l’uscita dal consiglio di amministrazione) è «illegittimo» (cit): non combacia con la delibera con cui la giunta ha aderito alla fondazione (costituita nel 2010), quindi va rivisto e corretto. Milano intesterà comunque un contributo per il 2017, ma non intende concederlo di default, ogni anno, e sembra che non abbia preso in considerazione l’idea di scrivere una nuova delibera. Gli altri soci della fondazione, inclusa la Loggia, hanno invece sottoscritto l’impegno annuale fino all’ultimo centesimo. Alla fine del cda, si è deciso di cercare la sinfonia perduta: ci saranno una serie di incontri politici per trovare una soluzione, affrontare in modo pacato la discussione e conciliare le parti. Nel frattempo, dopo la missiva partita da Milano verso il Broletto, la copia dello statuto non è ancora stata inviata al prefetto Annunziato Vardè: nel caso non si trovasse una soluzione e la Regione rimanesse ferma nella posizione attuale, sarà lui a valutare se il passaggio incriminato dello statuto sia impeccabile o vada riscritto. La questione, peraltro, sta rallentando l’entrata della Provincia nel consiglio di amministrazione: approvata dall’ente e dalla fondazione dopo il contributo di 200 mila euro versato l’anno scorso e un altro (stessa cifra) intestato per il 2017, sembrava scontata. La poltrona resterà riservata al nuovo socio, che deve ancora nominare il proprio rappresentante, ma le procedure sono state rallentate dalla discussione sullo statuto. Gli incontri che verranno fissati nelle prossime settimane serviranno a trovare un accordo pacifico. Nel caso lo statuto venisse considerato inattaccabile e la Regione si rifiutasse di aderire al versamento della quota annuale (ritiene sufficienti i 300 mila euro erogati nel 2010 e i fondi distribuiti ogni anno per le attività ai teatri di fondazione), il cda perderebbe uno dei suoi soci fondatori.