Corriere della Sera (Brescia)

A Brescia i poveri sono in leggero calo

Nel 2016 quasi 20 mila bresciani si sono rivolti al Banco Alimentare: un terzo i minori

- Matteo Trebeschi

Se vivessero tutti insieme peserebber­o come una cittadina di provincia: sono 19.836 i bresciani che l’anno scorso si sono rivolti al Banco Alimentare. Famiglie senza lavoro, papà separati, immigrati che hanno perso la casa. Il dato è sempre molto alto, troppo. Soprattutt­o se lo si confronta con i numeri del periodo precedente alla crisi economica: nel 2008, infatti, il Banco Alimentare aveva aiutato poco meno di 10 mila bresciani che chiedevano pasta, latte e scatolame. Da allora, il numero è raddoppiat­o. Anche se il Bilancio sociale 2016 è il primo che certifica un leggero ridimensio­namento. O almeno, il numero dei «nuovi poveri» ha smesso di crescere ed è calato: due anni fa si contavano più di 21 mila bresciani, quest’anno il Banco ne ha assistiti circa mille e duecento in meno. Un’inversione di tendenza che certo non deve far abbassare la guardia.

I minori, infatti, restano il 30% degli assistiti: solo nel bresciano se ne contano oltre 6 mila, la proporzion­e è la stessa in Lombardia ma la quota regionale arriva a 65 mila minorenni (di cui 22 mila bambini tra zero e 5 anni). Per fortuna, però, esiste la rete solidale del Banco Alimentare, che in Lombardia ha coinvolto 667 aziende donatrici di alimenti e 279 di beni e servizi. Come ha detto il presidente del Banco, Roberto Vassena, l’obiettivo è anche quello di «combattere le forme di esclusione e favorire la coesione sociale».

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