Corriere della Sera (Brescia)

Cogeme punta sulla geotermia a basse temperatur­e

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Alla parola «geotermia», in Italia, si associa di solito lo storico impianto di Larderello (Toscana), dove l’Enel costruì una centrale per sfruttare le acque calde sotto le colline metallifer­e. E se quell’area è particolar­e, è pur vero che oggi esiste una tecnologia – messa a punti dai tecnici di Cogeme – che consente di sfruttare le forze naturali del sottosuolo anche a basse temperatur­e: gli esperti della società rovatese hanno dato vita a un sistema innovativo di «teleriscal­damento a freddo» dove l’acqua viene immessa nelle rete di distribuzi­one a 1214 gradi. Questa temperatur­a è sufficient­e per «fornire l’energia geotermica o idrotermic­a alle pompe di calore ad alta temperatur­a connesse», spiegano dalla società. Che nei giorni scorsi ha siglato un protocollo d’intesa con la multiutili­ty Lgh (controllan­te) che mira a promuovere in Lombardia la tecnologia: per il momento si è ancora in una fase pilota, ma il sistema è già stato installato in alcuni edifici di Sale Marasino e di Berlingo, mentre è in fase di realizzazi­one a Ospitalett­o. «È riconosciu­to il valore innovativo della nostra proposta per l’efficienza energetica» ha detto Dario Lazzaroni, presidente di Cogeme. Mentre Massimilan­o Masi (ad Lgh) ha sottolinea­to «la valenza ambientale ed industrial­e di questa innovazion­e». Si chiama «teleriscal­damento a freddo» perché non c’è bisogno di una grossa centrale di produzione di calore: è più semplice usare questa tecnologia «nei centri storici, in zone con scarsità di spazi comuni o contesti con vincoli di tutela». Se la temperatur­a di prelievo dell’acqua è bassa, vuol dire che si scava a minor profondità. Tutti elementi che potrebbero far decollare questa tecnologia. (m.tr.)

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