Quadri, una nuova vita da procuratore
Lasciata la Maceratese, continua a giocare, ma nell’Uisp
Dall’Olimpico al campo in terra battuta dell’oratorio. Se si hanno le idee chiare, anche a 34 anni è possibile dire «basta » come ha fatto Alberto Quadri. Oggi, nel tempo libero, si diverte con gli Over 35 (Uisp), gioca a golf come molti suoi ex colleghi e va in palestra. Eppure a giugno, terminata l’esperienza con la Maceratese, aveva ricevuto molte offerte per proseguire la sua attività sportiva in Lega Pro e in serie D. «Ho aspettato, ma poi ho deciso di intraprendere la carriera da procuratore. Del resto, in Lega Pro ci sono solo 7 o 8 squadre in grado di mantenere un professionismo di un certo livello. Lo scorso anno, nonostante un buon campionato, è fallita la Maceratese, quest’anno la stessa sorte è toccata al Modena. E questo, purtroppo, è il termometro della categoria».
L’annata nelle Marche era stata positiva grazie anche al lavoro sul campo di mister Giunti con il quale Alberto Quadri aveva «un rapporto di stima e di amicizia». I numeri (32 presenze e 11 reti) dicono che ha disputato una delle sue stagioni migliori. Sul fronte societario, ha rivissuto, però, quanto già sperimentato a Barletta: «Abbiamo ricevuto lo stipendio fino a dicembre, poi è saltato tutto — dice — Cosa significa? Non c’è più il medico e il fisioterapista viene ogni tanto. Assisti a un insieme di cose che non si sposano con il professionismo». Da alcuni mesi Quadri è entrato nello staff di Giovanni Bia, l’ex difensore che segue una trentina di giocatori, fra i quali Cigarini e Dessena del Cagliari e Ferrari della Sampdoria. «Ho accettato con entusiasmo una nuova sfida grazie a Giovanni che mi ha seguito per 15 anni». Il sabato e la domenica gira la Lombardia e il Veneto alla ricerca di nuovi talenti. Ma non solo. «Un procuratore deve saper consigliare e accompagnare il percorso dei propri giocatori».
Cresciuto nelle giovanili del Brescia ma esploso con la maglia dell’Inter (ha vinto da protagonista il Torneo di Viareggio nel 2002 contro il Torino di Quagliarella), ha indossato 17 casacche con una parentesi anche all’estero, in Bulgaria, che, però, non è andata nel verso giusto. Nel suo cassetto dei ricordi ci sono molti momenti positivi (l’esordio con assist in serie A con la Lazio e la vittoria del campionato a Catanzaro) e alcuni negativi, come il passaggio in serie B allo Spezia («non hanno creduto in me») o l’epilogo con la Feralpi Salò («dopo sei mesi mi sarei aspettato una riconferma, ma hanno fatto altre valutazioni»).
Lo sport gli ha dato tanto, ma non abbastanza per le sue capacità tecniche. «Sono stati determinanti alcuni fattori. Il salto dalla C alla A è stato un po’ affrettato: sarebbe stato meglio un percorso più graduale — riflette Quadri — Ho fatto i conti con l’evoluzione del calcio moderno che richiede velocità e fisicità, ma io non sono dotato di una potenza fuori dal comune. O eccelli in altre qualità o è dura rimanere a certi livelli. Forse potevo fare qualcosa di più in B, ma non ho rimpianti, perché ho sempre cercato di fare il massimo». Ora sulla sua strada ci sono dei nuovi talenti da scovare. Dalla tribuna è tutta un’altra prospettiva. La passione, però, è la stessa.
Quadri In Lega Pro ormai ci sono solo 7 o 8 squadre di un certo livello Forse potevo fare qualcosa di più in B ma non ho alcun rimpianto