Il D’Annunzio perde l’aereo Dhl a Varese
Da Orio a Malpensa con 90 milioni
L’aeroporto di Montichiari ha perso un’occasione storica di rilancio. Il vettore tedesco Dhl, leader della distribuzione cargo e presente all’aeroporto di Orio al Serio, cercava un nuovo scalo dove creare il suo hub internazionale. Lo realizzerà a Malpensa con 90 milioni di investimento. Nonostante Dhl avesse sondato in passato la possibilità di trasferirsi al D’Annunzio. Montichiari sarebbe stato lo sfogatoio immediato per i cargo. Nel 2014 aveva già prestato (con successo) la sua pista a Dhl, quando ad Orio erano in corso lavori di rifacimento della pista. Per Brescia non ci sarà una seconda chance. Lo conferma l’amministratore delegato di Dhl Express Italy, Alberto Nobis: «Malpensa sarà il nostro hub internazionale di riferimento e abbiamo confermato la nostra presenza in Orio al Serio, rinnovando l’accordo fino alla fine del 2021». «Abbiamo perso un’occasione importantissima», commenta Giuliano Campana, presidente di AbeM.
L’aeroporto di Montichiari ha perso un’occasione storica di rilancio. Il vettore tedesco Dhl, leader della distribuzione cargo e presente a Orio al Serio, cercava un nuovo aeroporto dove creare il suo hub internazionale. Lo realizzerà a Malpensa con 90 milioni di investimento. Nonostante Dhl avesse sondato in passato la possibilità di trasferirsi al D’Annunzio. Lo stesso sindaco di Bergamo, Giorgio Gori, quest’estate aveva lanciato il suo appello ai bresciani ad entrare in Sacbo, società che gestisce Orio al Serio, scalo giunto al punto di saturazione. Montichiari sarebbe stato lo sfogatoio immediato per i cargo. Nel 2014 aveva già prestato (con successo) la sua pista a Dhl, quando ad Orio erano in corso lavori di rifacimento della pista.
Per Brescia non ci sarà una seconda chance. Lo conferma al
Corriere l’amministratore delegato di Dhl Express Italy, Alberto Nobis: «Malpensa sarà il nostro Hub internazionale di riferimento e abbiamo confermato la nostra presenza in Orio al Serio, rinnovando l’accordo fino alla fine del 2021. La nostra strategia per i prossimi anni si focalizza su questi due scali e non sono in previsione aperture presso altri scali». Brescia adieu per sempre. «Abbiamo perso un’occasione importantissima» commenta Giuliano Campana, presidente di AbeM, società dell’imprenditoria locale (Camera di Commercio ed Aib) che da anni attende l’ufficializzazione di una newco per poter gestire lo scalo insieme ai soci veneti (che avranno l’80% delle quote). Perché i bresciani sono interessati alle sinergie proposte da Bergamo ma non vogliono divorziare da Save e Catullo, che sulla carta hanno promesso per Brescia un piano di investimenti da 52 milioni entro il 2020. In attesa di un matrimonio a tre, oggi da Montichiari decollano solo due voli settimanali per l’Ucraina, i voli postali, e tre cargo settimanali per la Cina «che diventeranno quattro nel 2018, quando atterrerà anche un cargo dal Qatar» anticipa Campana. Nulla a che vedere però con l’indotto che avrebbe creato Dhl. Le cui esigenze non sono collimate con il temporeggiamento sfiancante che aleggia intorno al D’Annunzio. «Siamo vittime di una burocrazia esasperante — chiude Campana —. Enac entro gennaio dovrebbe dare il via alla newco». Tranchant il commento di Dario Balotta, responsabile trasporti di Legambiente Lombardia: «Neppure l’ingresso nella Catullo di Save ha rilanciato un aeroporto ubicato in un area tra le più turistiche, ricche ed industrializzate d’Europa. Lo scalo bresciano, unico del nord a norma ambientale, rimane sempre più vuoto».