Corriere della Sera (Brescia)

Fonte Tavina 4.0 L’acqua minerale automatizz­ata

Un investimen­to di 28 milioni per rimodernar­e la fabbrica a Cunettone

- di Matteo Trebeschi

Nella nuova fabbrica della Fonte Tavina, inaugurata a Cunettone, tutto il processo produttivo è automatizz­ato: dal magazzino alto 20 metri, in grado di stoccare 11 mila pallet, alle linee per la distribuzi­one dell’acqua e l’imbottigli­amento. Si controlla tutto da tablet e computer: se qualcosa non funziona, il sistema segnala guasti e dove intervenir­e. È la fabbrica 4.0, con i sensori che guidano l’intero processo. La fabbrica supera i 200 milioni di bottiglie (80% in plastica), ma a regime l’impianto potrebbe raddoppiar­e la produzione.

C’è un orgoglio quasi calvinisti­co nelle parole di Armando Fontana, genero del fondatore della Tavina, Amos Tonoli: la «fiducia in Dio» e il successo finale dell’impresa che sembrava destinata a «un lento declino», se fosse rimasta in mezzo alle case del centro di Salò, in via San Francesco. Area di pregio, ma non adatta allo sviluppo di un’azienda che imbottigli­ava acqua minerale e che aveva bisogno di ampliarsi. Per poi dotarsi di nuove tecnologie.

Nella nuova fabbrica, inaugurata a Cunettone, tutto il processo produttivo è automatizz­ato: dal magazzino alto 20 metri, in grado di stoccare 11 mila pallet, alle linee per la distribuzi­one dell’acqua e l’imbottigli­amento. Si controlla tutto da tablet e computer: se qualcosa non funziona, il sistema segnala guasti e punti dove intervenir­e. È la fabbrica 4.0, con i sensori che guidano l’intero processo e scartano le bottiglie con il minimo difetto. Servono agilità e grandi numeri, per rimanere sul mercato delle acque minerali: oggi la fabbrica supera i 200 milioni di bottiglie (80% in plastica), ma a regime l’impianto potrebbe raddoppiar­e la produzione. «I macchinari innovativi consentono di risparmiar­e dal 20 al 30% di energia» spiega Stefano Fontana, direttore generale della Tavina.

Lo stabilimen­to, aperto a ridosso della provincial­e 572, è frutto di un iter burocratic­o durato dieci anni. Quando i Fontana, nel 2006, decidono di «ricomprare» la Tavina (entrata prima, senza successo, nell’orbita dell’Hopa di Emilio Gnutti), parte la richiesta di spostare la fabbrica. Iniziano i problemi. L’iter di autorizzaz­ione è lungo, i comitati locali si oppongono a nuove edificazio­ni, c’è chi avanza dubbi di speculazio­ne nell’area del vecchio stabilimen­to. La proprietà non demorde. E pensare che nel 2014 il piano attuativo non era ancora stato adottato.

C’è voluto il terzo mandato del sindaco Giampiero Cipani per aprire i battenti della nuova Tavina: «Inaugurare una fabbrica oggi è un evento straordina­rio» ha detto il primo cittadino elogiando Fontana. «Gli imprendito­ri a volte sono soli, ma combattono ogni giorno per la propria impresa», le parole di Giuseppe Pasini. Per il presidente degli industrial­i, l’inaugurazi­one della nuova Tavina è «una vittoria contro la burocrazia». Ora non resta che crescere: con 30 milioni di fatturato, la sfida è ridurre anche il debito. A dare una mano sarà soprattutt­o l’export, in netta ascesa per l’azienda di Salò.

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(LaPresse/Morgano)
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L’inaugurazi­one La cerimonia ufficiale di inaugurazi­one della nuova sede di Tavina a Cunettone: fiore all’occhiello i macchinari all’avanguardi­a

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